‘O sole mio
‘O sole mio è la canzone napoletana più famosa al mondo, certo, ma anche qualcosa di più. Molto di più. Per capirlo basta riandare al 14 agosto 1920 nello stadio di Anversa, dove è in corso l’inaugurazione della VII Olimpiade.
La banda chiamata ad eseguire gli inni ufficiali non ha gli spartiti di quello italiano, la Marcia Reale. La soluzione per uscire dalla situazione di grave imbarazzo è semplice: intonare ‘O sole mio. La conosco sia i musicisti che gli spettatori ed è immediatamente associabile alla rappresentativa tricolore.
Ecco, quella di ‘O sole mio è la storia di un vero e proprio inno nazionale. Una storia che inizia nel 1898, ma non si sa se a Napoli.
‘O SOLE MIO, LA GENESI TRA NAPOLI E ODESSA
‘O sole mio è figlia del talento di due autori napoletanissimi, Giovanni Capurro e Eduardo Di Capua. L’uno, poeta e giornalista, capace di raccontare con grande sensibilità la vita dolente delle classi meno agiate. L’altro, musicista, che presto era entrato, per necessità, nel quartetto di posteggiatori messo in piedi dal padre Giacobbe.
UNA MELODIA SUL MAR NERO
Proprio una delle tournée all’estero del gruppo giustificherebbe una suggestiva tesi sulla nascita di ‘O sole mio. Secondo alcuni studiosi, infatti, Eduardo Di Capua mise in musica i versi di Giovanni Capurro a Odessa. Effettivamente, padre e figlio si trovavano nella città ucraina nei primi mesi del 1898 e le cose procedevano molto bene.
“Notizie che ci pervengono da Odessa ci informano che il Maestro è fatto segno delle più vive manifestazioni di simpatia.” Così si può leggere su La tavola rotonda del 17 aprile di quell’anno a proposito di Eduardo Di Capua. “Pranzi, cene, divertimenti, tutto in suo onore. E invece di restare pochi giorni in questa città, vi è rimasto tre mesi, dietro vive premure e insistenze.”
UNA MELODIA NEI VICOLI DI NAPOLI
Un notevole indizio, senza dubbio, che, in ogni caso, non certifica che l’arrangiamento di ‘O sole mio sia nato sul mar Nero. È probabile che Di Capua avesse con sé il testo di Capurro. Ed è pressoché certo che si fosse impegnato a musicarlo. Impossibile, però, stabilire se lo fece proprio in quel periodo ad Odessa. Amedeo Mammalella e Ettore De Mura hanno sostenuto una tesi opposta, riportandola nel catalogo della Mostra storica della canzone napoletana.
“Si racconta che Di Capua non riuscisse per molto tempo a trovare dai versi di Capurro l’ispirazione che lo appagasse.” Così si può leggere nel testo che presentava l’importante esposizione del 1954. “Ma un giorno d’estate, improvvisamente, ascoltando la stesa di un venditore di persiane dalla strada, senti. riecheggiare nella sua anima le note immortali dell’invocazione al Sole e alla donna”. Il canto di un venditore ambulante nei vicoli accaldati: dunque, una canzone napoletana al 100%.
Qual è la tesi giusta? Entrambe contengono elementi di verità ed elementi, per così dire, di suggestione. Di sicuro c’è l’inizio ufficiale della storia di ‘O sole mio. Un inizio segnato da una curiosità.
IL SECONDO POSTO DI ‘O SOLE MIO
La nascita di ‘O sole mio, infatti, ha una data precisa: il 28 agosto 1898. È la data del numero della rivista La tavola rotonda in cui si annunciava l’esito del concorso promosso dall’editore Bideri. Si trattava di una delle più importanti gare canore tra quelle che animavano la rinata Festa di Piedigrotta.
L’elenco delle canzoni premiate nella settima edizione del concorso comprendeva anche il capolavoro di Capurro e Di Capua. Ma non al primo posto. Il brano che si aggiudicò le 500 lire in palio fu Napule bello. Ad ‘O sole mio andarono, invece, le 200 lire spettanti al secondo piazzato. Cifra analoga a quella riservata alla canzone terza classificata, che fu Cunziglia di G.B. De Curtis.
PERCHÉ ‘O SOLE MIO DIVENTA UN SUCCESSO MONDIALE?
Perché ‘O sole mio diventa un successo mondiale? Difficile stabilirlo con esattezza. È indubbio che molto si deve alla grandezza lirica e la perfezione metrica dei versi di Giovanni Capurro. Ed altrettanto si deve alla melodia ariosa ed allo stesso tempo ricca di delicate sfumature firmata da Di Capua. Altri fattori, però, hanno concorso alla sua straordinaria notorietà senza confini.
IL RUOLO DI FERDINANDO BIDERI
Inizialmente, ad esempio, un ruolo centrale lo ebbero le relazioni di Ferdinando Bideri. In questo senso, è emblematica la fitta corrispondenza con l’editore parigino Langlois, che aveva già pubblicato Carmela e altre canzoni. Risale, infatti, al 30 giugno 1900 una sua lettera per la cessione dei diritti in Francia, Belgio e Spagna. Una richiesta evidentemente figlia del successo che il brano stava ottenendo in Italia.
A proposito di francesi e solo pochi anni dopo, c’è anche Proust a confermare l’enorme popolarità di ‘O sole mio. Lo scrittore la fa cantare ad un gondoliere veneziano nell’opera Alla ricerca del tempo perduto. Un’ambientazione che fa capire come la canzone sia presto assurta, agli occhi degli stranieri, ad emblema di italianità.
IL PRIMO SUCCESSO NEI PAESI ANGLOSASSONI
Anche nei paesi anglosassoni ‘O sole mio ebbe subito una discreta diffusione. Lo confermano le numerose versioni inglesi e americane tradotte, con i titoli più disparati, nei primi due decenni del ‘900.
Beneath thy window, The night is calling, My sun, Sunshine and you, My hearth is thine: ecco alcuni esempi. Mein sonne è, invece, la variante tedesca. Senza contare la svedese Du ar min sol, la fiamminga I-is nu of nooit meer, l’olandese Jy bent myn zon!
I MERITI DI ENRICO CARUSO
L’invenzione del grammofono fu un altro fattore che determinò il successo planetario di ‘O sole mio. Grazie soprattutto ad Enrico Caruso. Il tenore napoletano la incise il 5 febbraio 1916. L’importanza storica di questa registrazione risiede in tre ragioni.
Innanzitutto, perché Caruso la impose nel repertorio lirico, forte della sua fama. Da quel momento, il brano è diventato un must per tenori e derivati. Infatti, è abitualmente cantata da Andrea Bocelli e da emuli del trio Pavarotti, Carreras e Domingo come il Volo.
Poi, perché Caruso pubblicò il 78 giri quando negli Stati Uniti era ormai molto più di una star. Proprio la sua notorietà nel paese più importante del mondo garantì al brano la diffusione in tutti i continenti.
TALENTO E TECNOLOGIA
Infine, va detto della notevole qualità dell’interpretazione e dell’incisione. Gli storici sostengono che Caruso la eseguì una sola volta: buona alla prima, come si dice. E sostengono pure che la Victor utilizzò per la prima volta il sistema delle matrici di cera, anziché di zinco. Insomma, talento artistico e innovazione tecnologica produssero una registrazione che ha retto l’usura del tempo. Dunque, capace di garantire a ‘O sole mio una distribuzione come poche altre canzoni.
IL BOOM DI ELVIS
Il 3 aprile 1960 è un’altra delle date centrali per capire perché ‘O sole mio è nota ovunque. Quel giorno, infatti, Elvis Presley ne registrò la sua versione negli studi della RCA a Nashville. Il 5 luglio quella registrazione diventò It’s now or never, un 45 giri che vendette 20 milioni di copie. Una cifra monstre, mai più raggiunta dal cantante di Tupelo con nessun altro singolo.
Della traduzione dei versi se ne occuparono Aaron Schroeder e Wally Gold, ignorando del tutto il sole di Capurro. Dal canto suo, è verosimile che Elvis Presley la cantò ricordando There’s no tomorrow. Era la versione di ‘O sole mio cantata da Tony Martin che aveva ascoltata
IL RECORD DI ROBERTINO
Se è vero che ‘O sole mio è la canzone dei record, quello meno noto spetta a Robertino. Un record che curiosamente riporta il brano in Russia. Anzi, nell’Unione Sovietica. Al secolo Roberto Loreti, nel 1961 la incise per un 45 giri che vendette oltre due milioni di copie oltre gli Urali. Anche per questo, probabilmente, Jurij Gagarin intonò ‘O sole mio durante il suo storico viaggio nello spazio.
LE VERSIONI DEI GRANDI INTERPRETI
È un’impresa ardua, per quanto inutile, quella di stilare l’elenco completo degli interpreti che hanno cantato ‘O sole mio. Inutile non fosse altro per il fatto che questa lista andrebbe aggiornata continuamente, anche di nomi che con la musica hanno poco a che fare, come quello di Diego Armando Maradona. Ci si può divertire, allora, a mettere in fila le versioni più famose. La sequenza di grandi artisti che hanno eseguito ‘O sole mio è semplicemente impressionante.
GLI ITALIANI
Procedendo in ordine sparso e rimanendo in Italia, vanno ricordati Beniamino Gigli, Claudio Villa, Domenico Modugno, Gianna Nannini, Luciano Pavarotti. Ed ancora il Volo, Mario Del Monaco, Mario Lanza, Stefano Bollani, Milva, Nino Rota, Katia Ricciarelli, Andrea Bocelli, Ennio Morricone. Senza dimenticare Mina e nemmeno Fernando De Lucia e Tito Schipa.
GLI STRANIERI
Ancor più stupefacenti sono i nomi che si incontrano nell’elenco degli interpreti internazionali.
Quelli di Count Basie, Dizzy Gillespie e Bing Crosby rivelano quale considerazione gode ‘o sole mio in ambito jazzistico. Ha lo status di uno standard con cui mettersi alla prova.
Discorso simile in ambito pop, dove la versione di Elvis fa ovviamente da riferimento. Si va da Frank Sinatra a Paul Mc Cartney passando per Dean Martin, Perez Prado, Ray Charles, Connie Francis, Dalida. Ma anche per Solomon Burke, Bill Haley, Sting e Bruce Springsteen.
I NAPOLETANI
A proposito, infine, di interpreti napoletani, valgano per tutti i nomi di Roberto Murolo, Sergio Bruni, Massimo Ranieri. Lina Sastri e Pino Daniele. Diciamo che non ci si può definire cantante napoletano senza aver inciso ‘O sole mio.
ALFREDO MAZZUCCHI, IL TERZO AUTORE DI ‘O SOLE MIO
La storia di ‘O sole mio ha avuto una svolta inattesa il 13 maggio 2002. In quella data una sentenza del tribunale di Torino ha individuato in Alfredo Mazzucchi il terzo autore del brano. Il pronunciamento ha messo fine ad una querelle che si riproponeva periodicamente, stabilendo una nuova verità.
“Mazzucchi suonava al pianoforte i suoi pezzi: Di Capua li ascoltava, apportava qualche modifica e poi li pubblicava soltanto a suo nome”. Questa la spiegazione addotta dal giudice Maria Alvau, secondo una prassi diffusa all’epoca. Sarebbe andata così con ‘O sole mio, I’ te vurria vasà, Torna maggio, Maria Marì e altre canzoni. Una ricostruzione attendibile?
UNA STORIA SENZA FINE
Insomma, questo episodio e mille aneddoti dimostrano che la storia di ‘O sole mio è a dir poco affascinante. È la storia di una canzone che ha iniziato un percorso di cui si conosce solo il punto di partenza. Quello di arrivo è di là da venire.
TESTO DI ‘O SOLE MIO
Che bella cosa na jurnata ‘e sole,
n’aria serena doppo a na tempesta.
Pe’ ll’aria fresca pare già na festa.
Che bella cosa na jurnata ‘e Sole.
Ma n’atu Sole
cchiù bello, oje né’,
‘o sole mio,
sta ‘nfronte a te
‘O sole,
‘o sole mio,
sta ‘nfronte a te,
sta ‘nfronte a te.
Lùceno ‘e llastre d’ ‘a fenesta toja,
na lavannara canta e se ne vanta
e pe’ tramente torce, spanne e canta,
lùceno ‘e llastre d’ ‘a fenesta toja.
Ma n’atu Sole
cchiù bello, oje né’,
‘o sole mio,
sta ‘nfronte a te
‘O sole,
‘o sole mio,
sta ‘nfronte a te,
sta ‘nfronte a te.
Quanno fa notte e ‘o Sole se ne scenne,
mme vène quase na malincunia,
sott’ ‘a fenesta toja restarrìa,
quanno fa notte e ‘o sole se ne scenne.
Ma n’atu Sole
cchiù bello, oje né’,
‘o sole mio,
sta ‘nfronte a te
‘O sole,
‘o sole mio,
sta ‘nfronte a te,
sta ‘nfronte a te.
1 Commento. Nuovo commento
Due classici della canzone napoletana:Capurro e DI Capua in “O sole mio”realizzano nel 1898 un capolavoro che sfida il tempo.Testo e musica ci conivolgono ancora oggi.Un originale inno alla luce,alla donna,all’amore. Il sole è la donna stessa:quando esso tramonta vien meno la luce della donna ,subentra la malinconia…Non rimane che la lunga attesa sotto la finestra…La bella giornata di sole della prima strofe contrasta con l’arrivo della notte dell’ultima, dove traspare il senso della fugacità dell’amore,della vita…La iterazione de:”Ma n’atu Sole” ci trasporta lontano dalla dura realtà e ci sollecita ad illuderci:qui,a mio modesto parere,va colto il senso della canzone.Un messaggio di speranza,nonostante tutto.