Il legame tra Massimo Ranieri e le canzoni napoletane ha un’origine così curiosa da essere sorprendente. Sarebbe lecito immaginare che lui, nato a Santa Lucia, il repertorio partenopeo lo conoscesse bene già da ragazzino. Soprattutto, uno immagina che abbia iniziato a cantarlo quando era ancora Gianni Rock. E, invece, no. Il suo profondo rapporto con la tradizione musicale di Napoli lo si deve ad una grande attrice.
MASSIMO RANIERI E LE CANZONI NAPOLETANE
È stato lo stesso Massimo Ranieri a rivelare chi lo spinse ad interpretare, senza esitazioni, canzoni napoletane. Intervistato da Alfonso Benevento ai microfoni di radio Kiss Kiss Italia, ha raccontato un aneddoto sconosciuto ai più.
“Sai perché canto napoletano? Grazie ad Anna Magnani… Un giorno, mentre giravamo un film a Roma, mi chiamò, apri la roulotte e disse: <Ah, regazzì viè cqua!> Io me la feci sotto. Ero tutto rosso. Pensai: <Chissà mò che ho combinato?”. Inizia così la storia, che però non si sviluppò come Ranieri temeva.
“Subito dopo lei mi fece: <Siediti qua>. Prese una chitarra e cominciò a cantare una canzone napoletana che io, lo confesso, non conoscevo. Sai, uno che può conoscere? Le grandi melodie, tipo ‘O sole mio, Torna a Surriento, ‘O surdato nnammurato…Lei, invece, cantò Reginella e poi mi chiese: <La conosci questa canzone?>Io risposi di no e lei, di rimando:< E che napoletano sei?>. La sera, finito di girare, tornai a casa e chiamai mio padre.” Ranieri svela che lo implorò: “Papà, domani vieni a Roma e portami tutti i dischi di canzoni e cantanti napoletani che ci sono in giro”
“Da quel momento iniziai a imparare un gran numero di brani e, soprattutto, iniziai a cantare in napoletano.” ha sottolineato Ranieri “Fu un passaggio fondamentale nella mia carriera. Anche per questo, per rendere omaggio ad Anna, incisi un disco intitolato ‘O surdato ‘nnammurato. Era un album live tratto dall’omonimo spettacolo con la regia di un altro grande, Vittorio De Sica”.
Insomma, senza lo sprone di Anna Magnani, probabilmente la storia di Massimo Ranieri sarebbe stata diversa. E molto probabilmente la musica partenopea sarebbe orfana del suo più importante interprete contemporaneo.