Il signor tutto della canzone napoletana: il talento eclettico di E.A. Mario è riassumibile in questa definizione. La coniò il poeta Aniello Costagliola per dire della genialità multiforme di Giovanni Ermete Gaeta. E.A. Mario fu, infatti, poeta, musicista, editore e qualche volta anche cantante. Insomma, una figura centrale nella storia della musica napoletana, non ancora riconosciuta al meglio. Le sue canzoni, no, invece: molte, tante, sono diventate degli evergreen.
E.A. MARIO, LE CANZONI NAPOLETANE
E.A. Mario iniziò la carriera componendo poesie in italiano dedicate a Carducci ed a Mozzini, firmandole con il suo nome vero. L’introduzione dello pseudonimo, al contrario, segnò il suo debutto come autore di versi in napoletano. Lo adottò nel 1904 per pubblicare la sua prima canzone dialettale, dall’irresistibile vena comica: Cara mammà. Da quel momento, E.A. Mario divenne un vero e proprio marchio di fabbrica apposto su oltre 2.000 brani.
Un repertorio pressoché sterminato, di cui è davvero impossibile fare sintesi. Nelle note di copertina del 33 giri E.A. Mario – Quando i poeti cantano, Gianni Cesarini ne fa una stima qualitativa. Lo studioso parla di cento canzoni di ottima fattura, tra cui una quindicina di capolavori assoluti. Sì, scrive proprio “capolavori assoluti” e li elenca, spiegando perché li ritiene tali.
I CAPOLAVORI DI E.A. MARIO SECONDO GIANNI CESARINI
La top list di Cesarini inizia con la già citata Cara mammà e prosegue con Addò me vasa Rosa. A proposito di quest’ultima, parla di “capolavoro dimenticato”, come d’altronde si potrebbe dire di Ammore ‘e femmena. Altro brano considerato imperdibile è Comme se canta a Napule, prima canzone napoletana di cui E.A. Mario compose anche la musica. Per Funtana all’ombra, lo storico spende parole di grande apprezzamento. “Versi fluidi e intimamente espressivi, che generano una linea melodica di cristallina purezza”, scrive. Più o meno la stessa valutazione riservata alla sognante, e davvero troppo poco eseguita, Io, ‘na chitarra e ‘a luna.
L’elenco di Gianni Cesarini prosegue con ‘O festino, un brano che, a proposito di talento eclettico, lo colloca tra. i migliori autori di canzoni di giacca. In verità, rimanendo nel genere, andrebbe citata anche Cinematografo, ma lo storico, invece, continua la sua lista. citando la celeberrima Santa Lucia luntana. A questo brano, però, imputa un sentimentalismo un po’ banale e uno sviluppo poco fluido. Tutt’altro discorso per Canzona appassiunata, che Cesarini rivela essere il brano di E.A. Mario che ama di più. Si va avanti poi con Core furastiero, Mierolo affurtunato e le poco note Tre Napule e Ll’oro d’ ‘e suonne. Infine, vengono citate la divertente ‘O vascio e Suldato che tuorne. A proposito di queste ultime, Cesarini precisa che hanno un grande valore storico più che artistico perché E.A. Mario ne fu interprete su disco.
ALTRI SUCCESSI DA RICORDARE
Oltre a quelli citate da Cesarini, ci sono altre canzoni di E.A. Mario che non possono essere ignorate. Come non ricordare, ad esempio, Maggio si’ tu, Dduje paravise, Ammore giovane ed ancora ‘O telefono. L’acquaiola nova, ‘A legge, Mandulinata a Surriento, Canzona triste, Canzone ‘mbriaca. Per non dire di Tammurriata nera, sebbene E.A.Mario ne compose solo la musica.
Inoltre, ci sono da riportare i successi “italiani” come Balocchi e profumi e Vipera, inserita anche nella serie tv Il commissario Ricciardi
Da ultimo, cioè in primis, ci sarebbe da dire de La leggenda del Piave, un vero inno nazionale. Qui, però ci siamo soffermati sull’E.A. Mario partenopeo. Che va ricordato per quello che le sue canzoni testimoniano essere: un gigante della musicanapoletana.