Cinematografo ha una storia davvero curiosa, fatta di toni drammatici e varianti comiche. I toni drammatici sono quelli che E.A. Mario conferì al testo, e che Raffaele Prisco esaltò nell’arrangiamento musicale. Le varianti comiche, invece, furono una conseguenza dell’enorme successo ottenuto dalla canzone e presero la forma di divertenti parodie.

CINEMATOGRAFO E LO PSEUDONIMO DELLO PSEUDONIMO

A. Mario compose Cinematografo nel 1922, pubblicandola con la sua casa editrice. Curiosità tra le curiosità, non la firmò con lo pseudonimo con cui sarebbe passato alla storia, ma come A. Silla. Risale al 1923, poi, la pubblicazione negli Stati Uniti, probabilmente a seguito del viaggio che l’eclettico. autore fece in terra americana per tutelare i propri diritti. Molte sue canzoni, infatti, erano state pubblicate arbitrariamente, senza regolare licenza. Rimanendo in tema editoriale, va detto che, in Italia, Cinematografo fu ripubblicata nel 1927.

UNA CANZONE CHE EVOCA LA SCENEGGIATA

Con ‘O festino e ‘A legge, Cinematografo compone il trittico di brani che avvicinano E.A. Mario alla sceneggiata. o almeno ce lo fanno considerare anche un autore di canzoni di giacca. L’incipit del testo introduce subito l’atmosfera a tinte forti che caratterizza la canzone. I versi “Ncopp’ ‘o cartiello steva: “Ammore tragico” e ‘na figura ‘e femmena scannata…” sono inequivocabili. Ad ispirare E.A. Mario fu di sicuro l’affermazione del cinema muto come forma di intrattenimento di massa.

Infatti, la storia racconta dell’identificazione tra uno spettatore e il protagonista del film, un marito tradito. Condividendo lo stesso destino dell’attore, l’uomo decidere di uccidere la consorte, che ignara l’aveva accompagnato. L’epilogo di Cinematografo è un perfetto transfer tra cinema e realtà. Lo spettatore uccide la moglie all’interno della sala, anticipando così l’ultima scena della pellicola. “Pubblico applauditemi: l’ultimo quadro l’aggio fatto i’ ccà!” così canta la sua colpevolezza.

LE PARODIE DI CINEMATOGRAFO

Come tutte le canzoni di successo, Cinematografo fu oggetto di diverse parodie. Due, in particolare, sono arrivate fino ai giorni nostri, grazie al prezioso lavoro di recupero della Fondazione Bideri. La prima si intitola Amore fragile e, grazie alla vena ironica di Alfredo Melina, ribalta completamente il senso della canzone.

Stavolta, il film è noioso e uno spettatore sfugge all’abbiocco facendo delle avance alla vicina di poltrona. L’uomo, però, ignora che anche sua moglie è in sala. Lo capisce quando riceve due potenti schiaffoni. Geniale la chiosa della donna: “Pubblico… compatitemi: l’ultimo quadro a casa ‘o vaco a fà!”

canzone
Amore fragile, la parodia di Alfredo Melina

Ricca di doppi sensi, per non dire scurrile, è Cinematografando, a firma di G. Palmieri. In questo caso, la scrittura è grossolana e del cinema si apprezza il buio della sala più che la pellicola.

Per completare la storia di Cinematografo, va ricordato che la canzone è presente nel film Appassionate di Tonino De Bernardi. A proposito dei suoi numerosi interpreti, infine, è d’obbligo ricordare Mario Merola. Sua la versione che meglio rende il tono espressivo che E. A. Mario aveva in mente quando la compose.

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