“La Sirena Digitale ? Wow!” Torna comoda l’esclamazione più amata dai millenial per sintetizzare l’impatto spettacolare di un’installazione realizzata al Museo archeologico di Napoli. Si tratta di un ologramma interattivo che evoca Partenope e le fa cantare due superclassici, Malafemmena e Reginella. Serena Digitale lascia stupiti, dunque, ma non è solo un’installazione: è un progetto che combina innovazione e tradizione.
SIRENA DIGITALE, UN PROGETTO PER LA CANZONE NAPOLETANA
Sirena Digitale ha preso vita grazie ad una partnership tra l’Università Federico II, il C.N.R., la RAI e l’Accademia di Belle Arti. A finanziare il tutto, invece, ci ha pensato la Regione Campania attraverso il Distretto Databenc. Insomma, un imponente schieramento di risorse e saperi per promuovere il nostro patrimonio culturale con nuove forme di fruizione. Da qui l’idea di realizzare l’ologramma visibile al M.A.N.N. e un’app che ne consenta la riproduzione in remoto.
La canzone napoletana è il contenuto che si è opportunamente deciso di usare per la fase di start up. Il fatto che la Sirena Digitale canti Malafemmena e Reginella anche in inglese e cinese mandarino la dice lunga. sulla prospettiva di diffusione che si è voluta dare all’iniziativa. Un obiettivo facilmente raggiungibile se si metterà la tecnologia a disposizione della canzone napoletana e si svilupperà un adeguato piano di inbound marketing. Converrebbe, ad esempio, affinare la user experience dell’installazione al M.A.N.N.. per evitare che il visitatore risolva la fascinazione dell’ologramma semplicemente con una foto da postare su Instagram. Analogamente, converrebbe sostenere la distribuzione dell’app, che (al momento) è l’unico modo per sentire i brani. In parole povere, la vera sfida sarà fare ascoltare le canzoni. Viceversa, il tutto rimarrà solo un accademico esercizio di stile.
LO STORYTELLING DI FRANCESCA FARIELLO
Protagonista assoluta del progetto è Francesca Fariello. Anzi, per meglio dire, la Sirena Digitale è Francesca Fariello. La cantautrice ha infatti dato voce, immagine e anima alla Partenope del terzo millennio. Lei ha cantato i due brani, lei ha interpretato i video che compongono l’ologramma, lei ha realizzato le traduzioni straniere. In più, ha dato un contributo decisivo all’intero progetto con le sue competenze di ricercatrice universitaria.
Interessante, poi, il suo approccio in termini di narrazione. Vestendo i panni della Sirena Digitale, Francesca Fariello ha dato compiutezza allo storytelling scelto per misurarsi con la canzone napoletana. Con un’ellissi temporale fatta di note e di bit, queste sue ultime interpretazioni si ricollegano alla versione. di I’ te vurria vasà realizzata nel 2018 per casa Bideri.
Anche in quel caso incise e tradusse il capolavoro di Vincenzo Russo in inglese e in cinese. Anche in quel caso scelse come significante una sirena. Si chiamava Aneris, la sirena dal nome al contrario. Che oggi si rivede nell’ologramma e, stupita, sussurra: “Wow!”
P.S. Purtroppo, in questo periodo non è possibile vedere l’installazione della Sirena Digitale: il M.A.N.N. è chiuso, come tutti i musei. Ma torneranno giorni migliori, l’emergenza pandemica passerà e noi cancelleremo questo post-scriptum. Non vediamo l’ora, ad essere sinceri.