È un interesse tanto sorprendente quanto poco esplorato, quello di Pasolini per la canzone napoletana. Una mostra della Fondazione Bideri lo ricostruisce, evidenziandone la presenza nella variegata produzione dell’intellettuale friulano. Intitolata “Napoli città canora: Pasolini e la canzone napoletana”, l’esposizione è visitabile a Praiano, nella cappella della Congrega del Rosario. Fino al 31 dicembre 2022 sarà possibile apprezzare fotografie, documenti e manoscritti che testimoniano un’attenzione maturata nei primi anni ’50.
PASOLINI E LA CANZONE NAPOLETANA
Il percorso espositivo della mostra prende spunto dal saggio La poesia dialettale del Novecento del 1952. È in questa opera monumentale che Pasolini analizza in profondità la poetica di Ferdinando Russo e Salvatore di Giacomo. La mostra dà letteralmente volto alla differenza tra il “realismo inebbriato di fantasia” digiacominiano e il “realismo narrativo” russiano, che Pasolini mise a fuoco con grande efficacia interpretativa, contribuendo alla rivalutazione dello stesso Russo.
Lo spessore critico dell’interpretazione pasoliniana è poi richiamato con manoscritti e illustrazioni di Rocco Galdieri, E.A. Mario ed Ernesto Murolo, altri autori da lui evocati per meglio evidenziare la dicotomia stilistica tra Salvatore di Giacomo e Ferdinando Russo e i filoni espressivi che ne derivarono. Significativa in tal senso è l’esposizione dei versi autografi di Bammenella di Raffaele Viviani, autore che Pasolini indicò come felice sintesi tra il “realismo spesso volgare e banale del russianesimo” e “la musicalità, spesso canzonettistica, del digiacomesimo”.
LE CANZONI NAPOLETANE NEI LIBRI E NEI FILM DI PASOLINI
La mostra dà poi conto delle canzoni napoletane utilizzate da Pasolini in chiave letteraria e cinematografica. Dischi e spartiti ricordano come Luna rossa e Carcerato siano citate nel romanzo Ragazzi di vita (1955). Stesso discorso per ‘Na sera ‘e maggio, Scapricciatiello, Lazzarella e Maruzzella, che ricorrono nelle pagine di Una vita violenta (1959), dove vengono citate anche le figure di Roberto Murolo e Giacomo Rondinella.
In ambito cinematografico, invece, vengono rievocate Fenesta che lucive e il Canto delle lavandaie Vomero, inserite da Pasolini nei film Accattone (1961), Decameron (1971) e I racconti di Canterbury (1972) per dare un preciso senso alle scene in cui compaiono.
ERA DE MAGGIO
Infine, la mostra si sofferma sulla nascita di Era de maggio. Riprendendo una tesi di Roberto De Simone, l’esposizione dei versi del brano e quelli del Canto 142 riportato da Pasolini nel Canzoniere italiano svelauna sorprendente analogia tra l’incipit della canzone napoletana e quello di un canto popolare delle tre Venezie che recita: “L’ era de magio (sempre mel ricordo)/ Quando da ti gò scomencià a vegnere/ Jera sbociade ben le rose in l’ orto/ E le cirese deventava nere”.
Insomma, “Napoli città canora: Pasolini e la canzone napoletana” rivela quanto la musica partenopeo abbia appassionato una figura di spicco della cultura italiana del ‘900.