Ninì Tirabusciò sarebbe diventata ugualmente popolare se Gennaro Pasquariello non l’avesse lanciata con un inconsueto travestimento? Domanda legittima a rileggere le recensioni che seguirono le presentazioni in anteprima del brano. L’anno è il 1911 e l’occasione è rappresentata dalle audizioni della Piedigrotta Polyphon in programma in diversi teatri napoletani.
UN TRIONFO VERSIONE DRAG QUEEN
Si inizia il 1 settembre con un articolo del quotidiano romano La vita che commenta le esibizioni al teatro Apollo. Il cronista non ha dubbi su quale canzone, e perché, abbia colpito il pubblico. “Ma il successo maggiore della serata l’ottenne Pasquariello quando dovette per tre volte ripetere la macchietta di Gambardella: Ninì Tirabusciò. È davvero una cosetta graziosa, rese ancora più graziosa dall’arte sempre fine e garbata di Pasquariello. Specialmente ieri sera nelle vesti femminili di Ninì Tirabusciò era un grande simpaticone.”
Ancora più esplicito un articolo del 13 settembre apparso addirittura sul Corriere della Sera sulla presentazione al teatro Trianon. Il cronista dà conto di un fortissimo gradimento del pubblico e spiega perché quella canzone è piaciuta più delle altre. “I meriti sono in gran parte di Pasquariello, capace di una deliziosa comicità nella sua goffa acconciatura muliebre”. Anche qui la chiave del successo è individuata nel travestimento femminile, Pasquariello come una drag queen ante litteram.
A PROPOSITO DI GENNARO PASQUARIELLO
Gennaro Pasquariello appartiene a quella limitata categoria di “grandissimi interpreti” della canzone napoletana. La stessa di Enrico Caruso che, non a caso, quell’anno era presente al teatro Politeama quando Pasquariello e altri cantanti presentarono le canzoni della neonata Polyphon a fine agosto.
La voce di Pasquariello non era potente, ma in compenso era bella; il suo stile sobrio, ma di grande forza espressiva. La sua presenza in scena a dir poco carismatica. Il suo repertorio spaziava dalle canzoni sentimentali alle macchiette consentendogli di variare facilmente gli spettacoli. Tutti questi fattori concorsero a regalargli una popolarità che superò i confini nazionali portandolo nei più eleganti varietà d’Europa. A proposito del 1911, ad esempio, va ricordato il grande successo che ebbe a Londra.
UNA CARRIERA CHE HA ATTRAVERSATO DUE SECOLI
La sua è stata una delle carriere più lunghe della storia della canzone napoletana. Nato l’8 settembre 1869, firmò il suo primo contratto a diciotto anni con il caffè Allocca di via Foria. Diede il suo addio alle scene nel 1950 durante la Festa di Piedigrotta. Aveva accumulato una notevole ricchezza, ma l’inflazione del dopoguerra l’azzerò lasciandolo, praticamente, sul lastrico. Morì a Napoli il 25 gennaio 1958, povero ma non dimenticato.
“Per cantare ci vogliono dieci lire di voce e mille lire di cuore”. Enzo Gragnaniello ama ricordare questa frase che Pasquariello ripeteva spesso. E che meglio di tante parole spiega il perché del suo incredibile successo.