Vincenzo Salemme e le canzoni napoletane

Vincenzo Salemme e le canzoni napoletane

Dire di Vincenzo Salemme e le canzoni napoletane è dire di Sergio Bruni, Gigi D’Alessio e Mario Merola. Sono questi, infatti, i protagonisti dei tre capitoli “musicali”del suo ultimo libro Napoletano? E famme ‘na pizza! Quattordici pagine in cui l’attore, regista e commediografo fa delle considerazioni sulla musica partenopea. A guidarlo sono ricordi di infanzia, aneddoti della sua lunga carriera e suggestioni neomelodiche…

VINCENZO SALEMME E LE CANZONI NAPOLETANE DI SERGIO BRUNI

Sergio Bruni è la figura a cui Vincenzo Salemme fa risalire il suo legame con le canzoni napoletane. Il motivo è innanzitutto sentimentale: ‘A voce ‘e Napule godeva la piena ammirazione di suo padre. Così, in una sorta di transfer emozionale, col tempo è diventato il suo cantante di riferimento.

Salemme, comunque, argomenta questa preferenza anche da un punto di vista artistico. “Lui ci mette dentro una passione e una commozione personali irraggiungibili” scrive. Rivela come, ascoltandolo, arrivi a commuoversi. Infine, invita i suoi lettori ad ascoltare Carmela, spiegando le ragioni del consiglio.“Solo Pino Daniele è riuscito (…) a donare alle parole e alle note quella rassegnazione amara e quasi maledetta. che si nasconde dietro la dolcezza delle melodie della nostra tradizione.”

I CANTANTI NEOMELODICI

A proposito di canzoni napoletane, Vincenzo Salemme scrive anche dei neomelodici. Lo fa tirando in ballo Pasolini e la poetica della purezza sottoproletaria dei ragazzi di strada che descriveva. In sintesi, riconosce a questo genere la capacità di raccontare Napoli meglio di tanti musicisti colti. Come se queste canzoni definissero una sorta di neorealismo musicale. Salemme cita anche Gigi D’Alessio, ma soprattutto rivela che la sua canzone neomelodica preferita è Damme ‘o cane. Apprezzamento o sottile ironia?

MARIO MEROLA E ZAPPATORE

Vincenzo Salemme completa il suo excursus nelle canzoni napoletane con un aneddoto legato a Mario Merola. Più che un aneddoto, in realtà, un vero e proprio cambio di visione. Racconta di una sera degli anni ’70 a Torino e di lui, all’epoca nella compagnia di Eduardo, che va al teatro Alfieri. Non a recitare, però, bensì a vedere ‘O zappatore interpretata da Mario Merola. Uno spettacolo che cambiò profondamente la sua personale concezione di artista.

“Vidi un attore superbo, alle prese con sentimenti come la famiglia, il tradimento delle proprie origini, la differenza di classe.” racconta con evidente sincerità “Quella sera ebbi la prova che non era solo il mio amatissimo Eduardo a fare grande l’immagine di Napoli.” Una vera illuminazione che, cinquant’anni dopo, è diventata un sogno: mettere in scena l’Otello di Shakespeare in forma di sceneggiata. Con tanto di pubblico che fa il tifo per isso, essa e ‘o malamente…

P.S. A proposito di Vincenzo Salemme e le canzoni napoletane, ci sarebbe molto altro da dire. Per esempio, della sua traduzione in lingua di Bocca di rosa di Fabrizio De Andrè. Per esempio, dei suoi brani inediti, come Uocchie e Femmene … non mancherà occasione per parlarne.

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