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Sceneggiata, l’arte di sfuggire al fisco

C’è una questione fiscale alle origini della sceneggiata napoletana, una questione che venne fuori nel 1919. In quell’anno  il governo decise di imporre una pesante tassazione sugli spettacoli di canzoni e varietà. Ufficialmente, la decisione doveva sostenere le rappresentazioni di prosa, ma il vero scopo era un altro. L’obiettivo era di incrementare le entrate erariali sfruttando gli incassi degli spettacoli più popolari. che erano quelli musicali cioè privi di copione.
Fatta la legge, la compagnia Cafiero-Marchetiello-Diaz trovò l’inganno. La sera del 17 settembre 1919, infatti, debuttò al teatro Olympia di Palermo con “Surriento gentile”, uno spettacolo di scene sulle canzoni di Enzo Lucio Murolo. L’escamotage fu  legare le canzoni con un tema, quello sorrentino, che potesse considerarsi un copione. Il tentativo ebbe un notevole successo tanto che, dal format utilizzato, derivò il termine sceneggiata. Il riferimento era proprio all’idea di mettere in fila una serie di scene musicali.

Non c’è sceneggiata senza dramma

Tempo due mesi e lo spettacolo andò in scena al teatro Moderno di Torre Annunziata in una versione modificata. Le varianti riguardarono l’introduzione di una farsa e, soprattutto, l’accentuazione drammatica della recitazione e del soggetto. Eccolo il registro che divenne l’elemento caratterizzante di tutto il genere. Lo sviluppo della sceneggiata proseguì trovando un assetto definitivo con l’articolazione in tre tempi. L’ultimo atto era quello riservato all’esecuzione completa della canzone-guida e allo scioglimento del dramma. in genere con il delitto o il disvelamento dell’identità di uno dei protagonisti.

Con gli esperimenti del 1919, la sceneggiata aveva trovato il suo fulcro narrativo nella canzone napoletana drammatica. Questo tipo di componimento trovò in canzone di giacca la definizione passata la storia.  Anche in questo caso il riferimento era immediato: l’in­terprete appariva in pubblico senza il tipico frac indossato dagli esponenti del bel canto e dai “fini dicitori”. Tra i massimi autori del genere ci sono indubbiamente Libero Bovio ed E.A. Mario, tra i migliori compositori Francesco Buongiovanni e Ferdinando Albano. Da ricordare anche la figura di Gaspare Di Maio, che continuò a scrivere copioni anche dopo essere stato mandato al confino. La canzone di sceneggiata più famosa è senza dubbio Zappatore. Così come, nell’immaginario di tanti, Mario Merola ne è l’interprete principe.

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Spartito di Zappatore, canzone al centro dell’omonima sceneggiata

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2 Commenti. Nuovo commento

  • stassi joseph
    21 Marzo 2017 14:42

    come mai adesso si parla solo di Napoli calico mentre prima qui all’estero
    potevaamo ascoltare le bellissime canzoni napolitane?

    Rispondi
    • Antonio De Guglielmo
      21 Marzo 2017 15:46

      Ciao Joseph, la tua è una bella domanda che non ha una facile risposta. In ogni caso, è sempre possibile ascoltare le bellissime canzoni napoletane: ora c’è radio Napoli.
      Buon ascolto!

      Rispondi

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