Servillo al Diana

I Servillo al Diana con La parola canta

I fratelli Servillo al Diana per uno show che è un po’ concerto e un po’ recital. Anzi, un “moderno varietà” napoletano, come affermato proprio da Peppe. Probabilmente è questa la definizione migliore di La parola canta, la proposta post natalizia del teatro vomerese. Lo spettacolo sarà in cartellone fino al 22 gennaio e vedrà anche la partecipazione dei Solis String Quartet. Spetterà a loro il compito del contrappunto strumentale ai versi dei due fratelli casertani.

LA TRADIZIONE SI FA PRESENTE CON I SERVILLO AL DIANA

La parola canta è innanzitutto un omaggio alla cultura partenopea. È ritratto della città fatto con le parole e la musica di artisti partenopei che l’hanno conosciuta bene. Poeti, scrittori e musicisti che ne hanno saputo raccontare i mille volti e le mille contraddizioni. La parola canta attraversa l’opera di autori classici. come Eduardo De Filippo, Raffaele Viviani, E. A. Mario e Libero Bovio. Senza dimenticare, però, voci contemporanee come quelle di Enzo Moscato, Mimmo Borrelli e Michele Sovente.

Lo spettacolo dei Servillo al Diana, non concede niente al folclore nostalgico dei “tiempe bell’ ‘e ‘na vota”. Anzi, è un ritratto crudo della città, dove trovano spazio personaggi e situazioni poco consolatorie. È ancora Peppe a chiarire bene quale rapporto con il passato regge lo spettacolo. “La lingua nostra, viscerale e materna, si articola in un canto che è sempre pensiero ed istinto, gesto e liberazione. La musica dei Solis rilegge la tradizione sottraendola alla custodia ed incarnandola nel presente e per il presente”. Insomma, uno spettacolo dal taglio moderno che si tiene ben lontano da stereotipi e passatismi.

VINCENZO DE PRETORE, CANZONE APPASSIUNATA E GUAPPARIA

La scaletta di La parola canta è ricca di spunti e citazioni. Eduardo De Filippo, ad esempio, rivive nella voce di Toni Servillo che recita Vincenzo De Pretore, ladro per necessità. Così come Raffaele Viviani rivive con Fravecature, drammatica poesia sulla morte bianca nei cantieri edilizi. Dal canto suo, Peppe Servillo rievoca E.A. Mario con Canzone appassiunata e Libero Bovio con Guapparia di Libero Bovio. C’è poi spazio anche per ‘A casciaforte e per Dove sta Zazà, ma è Te voglio bene assaje a chiudere lo spettacolo. Come a dire che, nonostante tutto, Napoli merita amore. È quello dei Servillo al Diana è, soprattutto, un gesto d’amore. Per una città che non merita di essere lasciata nelle mani di chi non gli vuole bene.

Per maggiori informazioni: teatro Diana

Servillo al Diana
Toni e Peppe Servillo con Gerardo Morrone e Antonio Di Francia

 

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