Noa

Noa, la scugnizza di Tel Aviv

Se si istituisse l’onorificenza di “ambasciatrice della canzone napoletana nel mondo”, la prima ad esserne insignita dovrebbe essere Noa. Senza nessun dubbio. Israeliana di origini yemeniti e formazione statunitense, Achinoam Nini nutre una passione vera e profonda nei confronti della musica partenopea. Ne sono testimonianza dischi, concerti e collaborazioni con artisti napoletani. Abbiamo ritrovato nei nostri archivi un’intervista in cui Noa spiega bene il suo forte legame con Napoli.

Noa, come è nata la tua passione per la musica napoletana?

Quando ero piccola mia madre aveva l’abitudine di ascoltare canzoni napoletane, lo faceva in cucina mentre preparava da mangiare. Le piacevano soprattutto quelle cantate da Pavarotti: così ho cominciato ad avere una certa familiarità con questo tipo di musica.
Come sappiamo la musica napoletana ad un certo punto divenne famosa in tutto il mondo. Molti artisti cominciarono a cantarle, io ascoltavo Elvis e altri cantanti americani che avevano inserito canzoni napoletane nel loro repertorio.
Così quando sono venuta in Italia e ho ascoltato le versioni originali, questi brani non mi erano totalmente ignoti. Il mio rapporto con la musica napoletana è diventato, però, molto profondo quando sono venuta a Napoli e ho incontrato i Solis String quartet. Grazie alla loro amicizia, il legame con la canzone napoletana è diventato più intenso di quanto avessi potuto immaginare.

Noa, cosa ti affascina di più della canzone napoletana? La melodia, le parole o cosa?

Penso che le canzoni napoletane siano prima di tutto belle. Arrivano dritto al cuore. Mi chiedi cosa in particolare? Non lo so, tutto l’insieme. E questo è molto importante per me. Se la musica e i testi delle canzoni non mi prendono emotivamente, non posso e non voglio cantarle. Nel caso delle canzoni napoletane ho notato anche un legame profondo con la mia cultura, quella ebraica. Se proprio dovessi indicare qualcosa, è il desiderio che cantano. I viaggi, la nostalgia e il pensiero della casa sono sentimenti che gli ebrei conoscono molto bene.
E ancora l’umorismo. Credo che solo la gente che ha sofferto molto abbia un grande senso dell’umorismo. La commedia che scaturisce dalla tragedia che gli ebrei conoscono benissimo come i napoletani. Questa è una parte profonda della vostra cultura. Sento tutto ciò, lo humour, la bellezza, il dolore nel mio cuore e nel mio corpo

Noa, hai realizzato un disco in cui canti delle canzoni classiche napoletane tradotte in ebraico. Con quale criterio le hai scelte?

Tutto ciò che ho fatto fino ad oggi con la musica napoletana è scaturito dalla mia amicizia con i napoletani, in modo particolare i Solis String Quartet. All’inizio è stato veramente coraggioso. Poi con l’aiuto dei Solis ho selezionato un repertorio di canzoni che ci piacevano molto. I Solis mi hanno fatto conoscere canzoni di cui non sapevo l’esistenza. Pezzi molto vecchi di epoche diverse. Ho scelto quelle che, a primo impatto, mi colpivano musicalmente, perché non capivo le parole. Se un brano mi coinvolgeva, chiedevo la traduzione del testo, della storia raccontata.
In seguito ho deciso di tradurre queste canzoni in ebraico. Pensavo che la gente avrebbe compreso meglio le canzoni se avessero potuto capire le parole e il mondo che raccontavano. Gil Dor tradusse i testi in ebraico insieme ad un altro famoso paroliere in Israele e così venne fuori “Napoli Tel Aviv“. Un album di cui sono molto orgogliosa e che ha avuto grande successo in Israele.

Noa, dopo un periodo di grande successo, la musica napoletana sembra caduta nell’oblio. In base alla tua esperienza internazionale, cosa bisognerebbe fare per rilanciarla?

Quello che posso dire ai politici e agli operatori è semplicemente di supportare la buona musica napoletana e gli artisti. Dare loro l’appoggio di cui hanno bisogno per poter realizzare delle produzioni di qualità. Bisogna, però, capire una cosa fondamentale: è importante appoggiare veri artisti. Se così non è, i risultati che si possono ottenere sono solo frutto di manipolazioni. Non servono a niente.

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