C’era una volta la festa di Piedigrotta, celebrazione religiosa di antica memoria che sul finire dell’800 divenne famosa soprattutto come manifestazione musicale. Un festival di canzoni napoletane che viveva il suo clou la sera del 7 settembre, punto di arrivo di un articolato percorso artistico e produttivo di cui erano protagonisti autori, interpreti e editori. Il loro obiettivo era sfruttare l’enorme popolarità raggiunta nel tempo dalla festa per lanciare composizioni inedite.
Prese forma così una vetrina promozionale che avrebbe contribuito in maniera decisiva al successo della canzone napoletana. E alla nascita di una vera e propria industria culturale.
LE ORIGINI DELLA FESTA DI PIEDIGROTTA
La storia della festa di Piedigrotta è legata al tunnel da cui prende il nome, noto anche come crypta neapolitana. Secondo la leggenda, fu costruito in una sola notte da Virgilio. In realtà, fu scavato nella prima metà del I sec. a.C. per garantire il rapido spostamento dei soldati romani tra Napoli e Pozzuoli. Cessate le esigenze militari, divenne una via di collegamento aperta a tutti.
Circa il suo utilizzo come luogo di culto, a Petronio si fa risalire la tesi secondo cui avrebbe ospitato riti orgiastici in onore di Priapo. Nel suo “Satyricon”, però, mancano riferimenti diretti alla grotta di Piedigrotta. Di contro, è considerata più attendibile la teoria che la vuole sede di feste dionisiache, svolte in occasione della vendemmia per onorare Bacco. Secondo alcuni studiosi, il periodo dell’anno, i carri addobbati con grappoli d’uva, i canti e i balli nonché l’ambientazione notturna rappresenterebbero degli emblematici punti in comune con la festa di Piedigrotta di epoca ottocentesca.
In ambito sacro, l’origine della festa è associata alla chiesa di Sancta Maria de Pedegripta, eretta nei pressi del tunnel e passata attraverso numerosi restauri. Nel suo libro Piedigrotta for ever Salvatore di Giacomo riconduce la sua fondazione agli inizi del 1200, citando una prima importante ricostruzione avviata nel 1353 per rimediare ai danni del rovinoso maremoto del 1343. Di Giacomo riporta citazioni di Boccaccio e Petrarca che attestano quanto fosse diventato un luogo di culto molto frequentato già nel corso di quel secolo. Questo spiegherebbe perché i sovrani angioini e aragonesi vi si recavano in processione l’8 settembre per celebrare la Natività della Vergine.
Dal canto loro, anche i vicerè spagnoli mantennero questa usanza, conferendogli quel carattere di parata che raggiunse le sue massime espressioni nel periodo borbonico. Del 1678 è uno scritto del cronista Innocenzio Fuidoro che racconta del vicerè che si reca. a S. Maria di Piedigrotta salutato dai colpi a salve della fanteria e cavalleria schierata lungo la spiaggia di Chiaia.
I BORBONE ALLA FESTA DI PIEDIGROTTA
Con l’avvento di Carlo III di Borbone, e la conseguente promozione di Napoli al rango di capitale, la ricorrenza acquisì lo status di festa nazionale. Crebbe il tono sfarzoso del corteo reale e crebbe l’affluenza dei cittadini, sempre più attirati dall’imponenza della sfilata e delle riviste militari che facevano da contorno. Solo durante il cosiddetto decennio francese le parate furono interrotte, ci pensò poi Ferdinando I a riproporle in pompa magna.
LA CANZONE NAPOLETANA TRASFORMA LA FESTA DI PIEDIGROTTA
Con l’Unità di Italia scomparvero le sfilate e i festeggiamenti vissero un sostanziale ridimensionamento fino al 1876. Grazie ad una raccolta di fondi promossa dai rivenditori di giornali, la sera del 7 settembre di quell’anno fu organizzato un pellegrinaggio alla chiesa di Piedigrotta. Non solo, si allestirono stand gastronomici e fu ingaggiata una banda musicale. La festa era rinata e, nel giro di poche stagioni, tornò ad essere un evento molto seguito. Il suo apice partecipativo era il corteo spontaneo che, praticamente da ogni quartiere, vedeva i napoletani convergere verso Piedigrotta.
Dell’8 settembre 1879 è un articolo apparso sul giornale Il Pungolo che parla del “solito schiamazzo, le solite melodie di putipù, scetavajasse e triccaballache”. Il tono è polemico ma testimonia l’ormai predominante connotazione musicale dell’evento, connotazione che, tre anni dopo, sullo stesso giornale, perde la valenza negativa. Il 6 settembre 1882 vengono citati i nomi di Salvatore di Giacomo, Roberto Bracco e Vincenzo Valente per sottolineare la qualità della proposta artistica.
Dopo lo stop provocato dall’epidemia di colera del 1884, le celebrazioni piedigrottesche ripresero nel 1886 e diventarono il pretesto per diffondere brani inediti. Era ancora fresco il ricordo dello straordinario successo ottenuto nel 1880 da Funiculì, funiculà. In forma di spartiti molto curati, di semplici copielle o di rulli musicali per pianini ambulanti, la commercializzazione delle canzoni rappresentava ormai un affare da gestire con logiche industriali.
GLI ALBUM E I CONCORSI
Un fattore che contribuì ulteriormente a stimolare la produzione di nuovi brani fu la crescente diffusione della musica dal vivo nei caffè, sull’onda di quanto avveniva nei cafè chantant francesi. Tra il 1883 e il 1891 si moltiplicarono i locali che proponevano esibizioni canore e numeri di intrattenimento per attirare il pubblico. Nacque un inedito canale di diffusione delle canzoni e, di conseguenza, la festa di Piedigrotta vide consolidare la sua natura di ribalta promozionale. Era ormai la cornice ideale per lanciare canzoni inedite da far circuitare nei sempre più numerosi caffè-concerto.
Editori come Ricordi e Bideri iniziarono così a pubblicare gli Album di Piedigrotta, raccolte di testi e spartiti di canzoni create ad hoc per l’occasione. Il passo successivo fu l’organizzazione di concorsi, banditi appunto per stimolare (con premi in denaro) la produzione di autori e compositori. I concorsi vivevano il loro momento clou nelle audizioni, la presentazione dal vivo delle canzoni da premiare. La data di riferimento rimaneva il 7 settembre, ma in realtà concorsi ed audizioni iniziavano a fine agosto e si svolgevano in diversi teatri e locali della città. All’alba del 1900 la dimensione religiosa della manifestazione non era più predominante e quella musicale ne aveva ampliato i confini territoriali: Piedigrotta era diventata sinonimo di festa della canzone napoletana.
LA FESTA DELLE CANZONI NOTA IN TUTTO IL MONDO
Circa la sua notorietà internazionale, vale la pena riportare il testo originale di un articolo del settimanale inglese The graphic. Fu pubblicato sul numero del 13 settembre 1902 e diceva molto di come la festa fosse ormai percepita come manifestazione canora.
“Ogni estate a Napoli, in località Piedigrotta, si svolge una gara di canzoni con accompagnamento di chitarra e mandolino. Vengono premiate quelle canzoni che il pubblico giudica migliori. Queste canzoni rappresentano il vero gusto italiano e, superato questo esame, vengono accolte con favore nei migliori ambienti della società. La “canzone (vincitrice) di Piedigrotta” diventa famosa anche all’estero. E pure a Londra riscuote l’interesse di diversi appassionati di musica. La scena qui rappresentata mostra una gara tenuta in un cortile. Indossando i vestiti tipici della festa, la gente sorseggia vino e ascolta le canzoni.”