Aniello Califano

Aniello Califano, storia di un autore ‘nnammurato

Aniello Califano chi? Bastano pochi versi per individuarlo. “Staie luntana da ‘stu core e a te volo cu’ ‘o pensiero. Niente voglio e niente spero ca tenerte sempe affianco a me!”. Già, i versi di ‘O surdato ‘nnammurato. Ecco chi è stato Aniello Califano: uno dei principali protagonisti dell’epoca d’oro della canzone napoletana. Un autore di successo, con una biografia figlia del clima bohemienne dell’epoca. Fatta di canzoni, passioni e aneddoti.

ANIELLO CALIFANO, UN AUTORE VIVEUR

Nato a Sorrento nel 1870, Aniello Califano fu studente di ingegneria, ma senza particolare costrutto. La carriera universitaria fu presto sacrificata alla scrittura di testi da far musicare. Era diciannovenne quando iniziò a pubblicare canzoni, poco più che ventenne quando a lui si interessò Ferdinando Bideri. Nel 1893 l’importante editore napoletano decise di stampare la sua Chiarastella. Da quel momento, Aniello Califano iniziò a scrivere a getto continuo, componendo una canzone dietro l’altra. Perché?

Secondo lo storico Vittorio Paliotti, la sua creatività avrebbe avuto una matrice femminile e la comodità del reddito familiare. Califano sarebbe diventato paroliere solo “per conquistare le grazie di canzonettiste e attricette”. Una tesi che troverebbe conferma nell’assidua frequentazione dei cafè chantant e nel cospicuo vaglia mensile proveniente dalla facoltosa famiglia. Insomma, un viveur diventato paroliere per convenienza. Un’ipotesi che nulla toglie alla capacità artistica, testimoniata da un massiccio repertorio.

CANZONI D’AMORE E NON SOLO

Aniello Califano fu soprattutto un poeta d’amore: il registro sentimentale fu quello in cui si trovò più a suo agio. Lo testimoniano Girulà o Carmela mia, tipica del cosiddetto ciclo militare, insieme a ‘O surdato ‘nnammurato e ‘O surdato luntano. E canzoni come ‘A surrentina, Turchinella, ‘A funtanella, Serenata a Maria. E poi ‘O mare ‘e Mergellina, Te si’ scurdato, Mandulinata a mare. Nella maggior parte dei casi, si tratta di versi garbati ed eleganti, che trovano una felice sponda musicale. Grazie a compositori del calibro di Rodolfo Falvo, Vincenzo Di Chiara, Vincenzo Valente, Enrico Cannio.

Aniello Califano, però, fu anche autore versatile, con un’apprezzabile inclinazione comica. Una delle sue prime composizioni ironizza su due anziane signorine, ‘E sorelle Frabalà. Stesso discorso per la più famosa Madama Chichierchia, divertente ritratto di moglie che vuole godersi la vita nonostante l’età. Idem per la scherzosa ‘E ragazze, che vanta la prestigiosa doppia firma di Salvatore Gambardella e Eduardo Di Capua.

DUE GRANDI SUCCESSI E UN ANEDDOTO

A proposito del canzoniere dell’autore sorrentino, Ninì Tirabusciò e Tiempe belle sono altri due grandi successi da menzionare. Della prima abbiamo scritto sia qui che qui. A proposito della seconda, invece, va riportato un aneddoto significativo. È sempre Vittorio Paliotti a ripotarlo nel suo libro Storia della canzone napoletana edito da Newton & Compton.

Nel settembre 1916 Aniello Califano portò a Francesco Feola, proprietario della casa editrice La Canzonetta, i versi di Tiempe belle. “Stanotte”, disse all’edi­tore, “mi è venuta in sogno la buonanima di papà. <<Figlio mio>>, mi ha detto, <<quassù si è stabilito che fra due o tre anni dovrai raggiungermi. Se vuoi dunque salvare l’anima, cambia vita, torna a San Lorenzo, accanto alla tua donna e ai tuoi figli>>. Quando mi sono svegliato”, con­tinuò Califano, “ho pensato che papa non avesse torto. Finora ho menato una vita dissoluta. Parto subito, torno in provincia di Salerno, a San Lorenzo”

Così fu. Aniello Califano morì esattamente tre anni dopo, quando i versi della sua canzone avevano già conquistato una clamorosa notorietà. ”Tiempe belle ‘e na vota, tiempe belle addò state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”

 

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