Ugo Calise fu cantante, chitarrista e soprattutto compositore capace di rinnovare la canzone napoletana. Come Renato Carosone e prima di Pino Daniele, ma seguendo un percorso del tutto personale. A lui si devono l’introduzione di significative novità sul piano armonico e melodico e anche la modernizzazione della forma compositiva. Ad ispirarlo furono lo stile confidenziale dei crooner americani… e le notti passate a suonare nei night.
ISCHIA, NAPOLI E IL JAZZ
Ugo Calise nacque il 6 maggio 1921 a Oratino (CB), dove trascorse l’infanzia, imparando a cantare e suonare la chitarra. La sua storia, però, è indissolubilmente legata all’isola di Ischia. È da lì, infatti, che il padre era partito per esercitare la professione di medico e fu lì che ritornò con il figlio ormai maggiorenne. Un trasferimento decisivo per il futuro artistico di Calise, che si iscrisse alla facoltà di chimica e farmacia di Napoli e, frequentando la città, si avvicinò alla canzone classica partenopea. La scoprì attraverso i posteggiatori, rimanendo colpito dalla forza melodica dei grandi classici.
Dall’ascolto all’esecuzione il passo fu breve e coinvolgente, tanto da rinunciare alla laurea per tuffarsi nell’attività concertistica. Dapprima si esibì proprio come posteggiatore, poi fu ingaggiato da un’orchestra, infine iniziò la sua lunga militanza nei locali notturni come cantante-chitarrista di diversi gruppi, anzi di complessi, come si diceva all’epoca. Fu in questa veste che Calise familiarizzò con il jazz, ponendo le basi per un’originale fusione tra matrici tradizionali partenopee e musica d’oltreoceano.
Molti anni dopo sarà Carlo Missaglia a specificare il tratto peculiare, e rinnovatore, del suo modo di comporre canzoni. Scriverà in un articolo che nella sua produzione musicale c’è “un intreccio quasi perfetto tra una linea melodica di sapore antico ed una base armonica di tendenza jazzistica. Non più solo maggiori, minori e settime, ma elaborati accordi di nona, decima, undicesima, tredicesima o progressioni di quinta, quinta aumentata, sesta.” Ecco una prima spiegazione del contributo modernizzatore di Ugo Calise.
LA NUOVA FORMA-CANZONE DI UGO CALISE
Nel 1955 Calise compose e incise ‘Na voce, ‘na chitarra e ‘o poco ‘e luna, ritenuta una delle più belle canzoni napoletane del secondo ‘900. La forma di serenata, l’ambientazione notturna e l’interpretazione sussurrata (“cu nu filillo ‘e voce”) ne fanno un paradigma del suo stile musicale. Nel 1959, poi, fu la volta di un autentico capolavoro: Nun è peccato. Anche per questo brano, Calise pensò ad un andamento slow, ma il grande successo arrivò con l’interpretazione più ritmica di un giovanissimo Peppino di Capri.
Notorietà a parte, le due canzoni sono storicamente rilevanti perché rappresentano al meglio la novità compositiva introdotta da Calise. Pasquale Scialò l’ha descritta con precisione nel libro Storia della canzone napoletana – vol. II. Il musicologo spiega che siamo di fronte a composizioni che “sovvertono il consueto schema formato da intro-strofa-ritornello con una forma che parte direttamente dal chorus, elemento più significativo e facile da memorizzare”. Ecco l’altra idea geniale con cui Calise fece dialogare tradizione e modernità.
LE ALTRE CANZONI DI UGO CALISE
Nun è peccato e ‘Na voce, ‘na chitarra e ‘o poco ‘e luna non esauriscono il repertorio del Calise compositore. Ci sono altri titoli da ricordare. Per esempio, L’ammore mio.. è francese, nel cui testo, non a caso, sono citate ben tre canzoni napoletane: Me so’ mbriacato ‘e sole, Aggio perduto ‘o suonno e I’ te vurria vasà. Da segnlare anche Uè, uè che femmena, di recente rilanciata da Massimo Ranieri con un arrangiamento, manco a farlo apposta, jazzistico. E poi Uocchie nire nire, Canzone antica, Chitarra mia napulitana, Cumpagna d’ ‘a luna, Canzone antica. Così come Storia ‘e tanto tiempo fà, ‘Nu sciummo ‘e chianto, Ninna nanna piccerella, Chitarre e manduline, Comm’aggia fà.
UNA VITA DA NIGHT
A proposito di Ugo Calise ci sarebbe da scrivere ancora tanto. Per parlare dei tanti concerti fatti in giro per i locali di mezzo mondo. Del ruolo che ebbe nel trasformare la vita notturna ischitana in un palcoscenico internazionale. Delle sue canzoni reinterpretate da artisti del calibro di Ray Charles, Caterina Valente, Perry Como. Della canzone Amore e musica scritta per Chet Baker. Della partecipazione, a New York, in un progetto discografico insieme Charles Trenet, Edith Piaf, Gilbert Becaud. Per non dire dei concerti tenuti davanti alla regina Elisabetta e ad altre teste coronate europee.
Nella storia della canzone napoletana, però, Calise occupa un posto di rilievo perché fu un innovatore di grande eleganza. Un merito che forse non gli è ancora stato riconosciuto appieno.