Ve lo immaginate un Parlamento della Canzone in cui siedono artisti eletti in partiti musicali che rappresentano generi musicali? Nei libri di storia non ve n’è (ovviamente) traccia, ma delle elezioni canore si sono realmente svolte. Con ottimi risultati per la canzone napoletana, votata su tutto il territorio nazionale. Stiamo parlando di un divertente sondaggio che il settimanale Sorrisi e Canzoni lanciò alla fine del 1960 raccogliendo una notevole partecipazione di pubblico.
IL PARTITO ITALO-PARTENOPEO AL PARLAMENTO DELLA CANZONE
I risultati dell’originale consultazione furono pubblicati dalla popolare rivista su uno dei primi numeri del 1961. Mutuando giocosamente il linguaggio dei parlamentaristi, i redattori di Sorrisi Canzoni si sbizzarrirono a sintetizzare l’esito elettorale. “Finalmente anche il mondo della musica leggera ha il suo consesso legislativo.” scrissero con tono divertito. “Gli elettori hanno dimostrato equilibrio e intelligenza votando per un’assemblea moderatamente orientata per un progressivo sviluppo della canzone.”
Cosa era uscito dalle urne? Innanzitutto, si segnalava una straordinaria “affluenza” con ben 318.880 voti espressi, di cui solo 3.671 invalidati per poca chiarezza. C’era stato chi, con molto anticipo sui tempi, aveva praticato il voto disgiunto votando un partito, ma dando la preferenza ad un cantante di un altro raggruppamento. Fra i cantanti, aveva stravinto Mina, risultata la più votata, ma Peppino di Capri aveva sfiorato il successo arrivando secondo. A seguire si erano piazzati Tony Dallara, Betty Curtis e Adriano Celenlano.
Primo partito era risultato il Movimento Juke-Boxista con 67.885 schede pari al 21,53% dei voti. Subito dopo si erano piazzati il Partito Musical-Moderato con 63.931 voti (20.28%) e il Partito della Restaurazione Melodica con 49.612 voti (15,74%). Molto positiva la performance del Partito Italo-Partenopeo che, forte di 33.212 preferenze, raggiungeva un lusighiero 10,54% e portava nel Parlamento della Canzone due deputati, Sergio Bruni e Giacomo Rondinella. A proposito di musica napoletana, andava, però, considerato un altro dato: l’elezione di cantanti italiani con repertorio partenopeo. Per esempio, Domenico Modugno e Claudio Villa.
IL DETTAGLIO DEI RISULTATI
Il Parlamento della Canzone fu eletto, con questi risultati. Una perfetta fotografia della scena musicale dell’epoca. E dello spirito allegro degli anni del boom.
Movimento Juke-Boxista | 67.885 | 21.53% |
Partito Musical-Moderato | 63.931 | 20.28% |
Partito Restaurazione Melodica | 49.612 | 15,74% |
Partito Modernista | 48.315 | 15,33% |
Partito Italo-Paternopeo | 33.212 | 10,54% |
Partito Cantanti-Compositori | 26.897 | 9,50% |
Partito d’Azione Lirica | 20.123 | 8,38% |
Partito Attori – Cantanti | 3.348 | 1,06% |
Partito Estremista dell’Urlo | 1.826 | 0.58% |
Alcuni dei cantanti eletti:
Mina, Peppino Di Capri, Tony Dallara, Betty Curtis, Adriano Celenlano (Juke-Boxisti).
Germana Caroli, Fio Sandon’s, Giuseppe Negroni, Carla Boni (Musical Moderati).
Tonina Tornelli, Nilla Pizzi e Claudio Villa (Restauratori Melodici).
Johnny Dorelli, Miranda Martino, Jimmy Fontana (Modernisti).
Sergio Bruni e Giacomo Rondinella (Italo-Partenopei).
Gianni Meccia e Domenico Modugno (Cantanti-Compositori).
Anna Moffo (Movimento d’Azione Lirica).
Nessun seggio per gli Attori-Cantanti e gli Estremisti dell’Urlo.