Roberto De Simone

La canzone napolitana di Roberto De Simone

Risultati di studi accuratissimi e ricordi personali che diventano rivelazioni sorprendenti: l’ultimo lavoro di Roberto De Simone è molto più di un libro. È la sintesi letteraria di una vita spesa per la musica, soprattutto per quella napoletana. Edito da Einaudi, La canzone napolitana è un volume di quattrocento pagine in cui convivono testi e musiche, luoghi e personaggi, altissimo e bassissimo. In pratica, è una storia non convenzionale della canzone napoletana dal Cinquecento ad oggi.

ROBERTO DE SIMONE, IL COLTO CHE AMA IL POPOLARE

Va detto subito, le pagine rigorosamente musicologiche sono pienamente intellegibili solo a chi possiede un’adeguata preparazione tecnica (e non è certo il nostro caso). Chiara, però, è l’idea che la canzone napoletana sia figlia di continue contaminazione tra il colto e il popolare, il semicolto e il popolareggiante. Altrettanta chiara è la predilezione per la matrice popolare (leggi contadina), ritenuta quella che determina la vera identità della musica napoletana. Quella che la fa resistere alla globalizzazione dei consumi culturali.

È questa idea che porta De Simone a considerare i Passatempi musicali dei Cottrau degli album di canzoncine oleografiche, non di vere canzoni popolari. A spiegare la sua passione per Sergio Bruni e Mario Merola e la scarsa considerazione per i Murolo, Bovio e gran parte degli autori dell’epoca d’oro, accusati, in sostanza, di bozzettismo commerciale. Tutt’altro discorso per Salvatore di Giacomo, a cui riconosce il valore del grande poeta e il merito di aver attinto a canti popolari per i versi di ‘E spingole frangese ed Era de maggio.

LE EMOZIONI DEI RICORSI PERSONALI

La canzone napolitana è un libro in cui De Simone dispensa molti spunti critici, ma anche tanti ricordi personali. Per esempio, quando racconta di un emozionante incontro con Enrico De Leva. Quando parla della versione “di strada” di ‘O guarracino, raccolta dalla viva voce del posteggiatore don Pasquale ‘o piattaro. Quando rievoca un viaggio a Montevergine con una comitiva di femminielli.  o quando narra di Bammeniello, la declinazione per gigolo della più nota Bammenella di Raffaele Viviani.

Insomma, La canzone napolitana di Roberto De Simone è un libro che merita di essere letto, riletto e riletto ancora. È ad opere come queste che si deve la sopravvivenza della nostra memoria. E, con lei, della nostra identità.

LE NOTE DI COPERTINA

(…) una ricerca che diventa inventario di testi e musiche, ma anche racconto di personaggi, luoghi, rappresentazioni popolari devote e profane. Sempre nei libri di De Simone alto e basso, popolare e colto si intrecciano indissolubilmente; cosi avviene anche in questo libro

(…) l’arte canterina di un anonimo venditore ambulante e la raffinata poesia di Salvatore di Giacomo vanno a braccetto fra loro. Come i melodrammi di Rossini e Donizetti e la performance di tre femminelli in processione a un santuario. L’alternanza fra capitoli di rigorosa musicologia e altri di spericolata narrazione è più apparente che reale. Nei capitoli storico-musicali si insinua la fiction (come in un bellissimo colloquio immaginario fra Torquato Tasso e Monteverdi) e nelle narrazioni c’è molta filologia (peraltro le partiture delle canzoni sono raccolte in fondo al volume).

Attraverso la trattazione storica e il racconto, De Simone delinea un genere musicale ma tratteggia anche il ritratto della sua città: una Napoli cangiante nei secoli eppure sempre se stessa.

Radio Napoli

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