Ci sono canzoni italiane che sono partenopee al 100% e La leggenda del Piave è senza dubbio la più famosa. È noto, infatti, che la compose il napoletanissimo E.A. Mario, meno noto che fu oggetto di una censura. Meglio, di una richiesta di revisione per renderla più aderente alla realtà storica. L’episodio risale al Natale del 1928 e, più precisamente, ad una lettera del ministro dell’Educazione Nazionale del governo Mussolini.
E.A. MARIO E IL TESTO MODIFICATO DELLA LEGGENDA DEL PIAVE
Quella lettera è negli archivi della Fondazione Bideri e fa ancora un certo effetto leggerne il passaggio chiave. “La seconda strofa contiene alcune espressioni che suonerebbero forse poco opportune sulle labbra dei fanciulli italiani. E precisamente quelle che parlano di tradimento e dell’onta consumata a Caporetto.” A scrivere era il ministro Belluzzo.
“Sarei d’avviso che (…) Vossignoria potrebbe introdurvi le piccole varianti necessarie a sostituire con altre le espressioni su indicate.” L’invito del gerarca era chiaro e veniva ribadito in maniera perentoria nel finale della lettera. “Gradirò dalla S.V. un cortese sollecito riscontro e, possibilmente, il testo addirittura della strofa modificata.”
L’ORIGINE DELLA QUESTIONE
E.A. Mario realizzò la prima stesura della Leggenda del Piave nel giugno 1918, all’indomani della vittoriosa battaglia del solstizio. All’epoca si pensava che la tragica disfatta di Caporetto fosse da attribuire al tradimento di un reparto dell’esercito. Per questo motivo, al posto del verso Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento vi era la frase Ma in una notte triste si parlò di tradimento.
Per la stessa ragione la posto di poi che il nemico irruppe a Caporetto! c’era dell’onta consumata a Caporetto. Anni dopo, però, fu appurato che il reparto ritenuto responsabile era stato sterminato da un attacco con gas letali. Non c’era stato nessun tradimento. Ecco la giustificazione della richiesta di rettifica, che E.A. Mario realizzò subito.
UNA CANZONE DI SUCCESSO CHE NON ARRICCHÌ E.A. MARIO
La leggenda del Piave ebbe un successo incredibile ed immediato. Lo stesso generale Armando Diaz inviò un telegramma complimentandosi: “La vostra Leggenda del Piave al fronte è più di un generale!”. Nonostante ciò la Canzone del Piave o Il Piave, come è anche nota, non portò ricchezza al suo compositore. Al contrario.
Nel 1920 E.A. Mario si ritrovò in gravi difficoltà economiche per una situazione a dir poco paradossale. Le Poste, dove era impiegato, lo licenziarono a causa della sua parallela attività di musicista. La SIAE non gli versò i diritti d’autore della canzone perché considerò il testo come “inno nazionale”. Un’autentica beffa per il più patriottico dei musicisti napoletani.