Addio a Napoli

Addio a Napoli le canzoni del rimpianto

Quante sono le canzoni che hanno messo in musica l’addio a Napoli e il sentimento dolente che ne consegue? A ripercorrere la storia della musica partenopea ce ne sono almeno quattro da citare, a partire dalla più antica: Addio a Napole. Ricavata da un’anonima melodia dai moduli tipicamente settecenteschi, questa canzone è giunta fino a noi grazie a Domenico Bolognese (1818-1889). A lui si devono i versi che spiegano i motivi del rimpianto e che anticipano un mood ripreso poi. più drammaticamente, in brani come Santa Lucia luntana o Te si’ scurdata e Napule.

L’incipit rivela subito la poeticità del testo: “Nce simmo a la partenza/io me ne vaco, addio!/Napule bello mio, nun te vedraggio cchiù.” Roberto Murolo diede una splendida interpretazione della canzone nell’antologia Napoletana, lasciando però intendere che il “rimpianto” fosse di turisti. Tuttavia, è plausibile ritenere che un addio così definitivo, considerato anche il periodo in cui visse il Bolognese, risalga ad un’epoca in cui il turismo fosse poco sviluppato. Dunque, che a dolersi fosse un emigrante.

ADDIO A NAPOLI E LE ALTRE

La più famosa di queste canzoni è sicuramente Addio a Napoli di Teodoro Cottrau, tradotta anche in tedesco. con il titolo Leb whol, mein schönes Napoli. Rifacimento di Addio a Napole, essa rende più evidente il tema dell’abbandono, declinando in maniera chiara e struggente il distacco dalla propria terra e dai propri affetti. Sostenuta da una melodia che alterna momenti di grande ariosità ad altri più sommessi, la canzone è nota in tutto il mondo. Merito anche di interpreti come Enrico Caruso, Anna Fougez, Beniamino Gigli, Sergio Bruni. Ne intonarono i versi iniziali anche Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Accadde in un memorabile concerto allo stadio S. Paolo di Napoli nel 1979, di cui c’è traccia nell’album Banana republic.

Le altre due canzoni da ricordare sono di epoca relativamente più recente. La prima si intitola Addio a Napule e porta la firma di Ernesto Murolo ed Ernesto De Curtis. La sua pubblicazione risale al 1920 per opera dell’editore Gennarelli. Anche qui ricorre il tema dell’allontanamento forzato da Napoli, ma la motivazione è particolare. Ce la fanno dedurre questi versi: “Dimane all’alba parte nu vapore/-na ‘nfama ‘o ssape-: a buordo ce stongh’i”. Questioni amorose, insomma.

La seconda, infine, è Addio mia bella Napoli di Titomanlio e Nicola Valente. I due autori la composero nel 1946 per l’omonimo film, in cui veniva interpretata dal tenore Francesco Albanese. La trama della pellicola riguarda la storia d’amore tra un compositore di canzoni napoletane e una giovane turista americana. Come dire che erano passati un po’ di anni dai tempi di Bolognese e Cottrau e l’addio a Napoli iniziava a farsi turistico.

Canzoni
Il frontespizio dello spartito di Addio a Napoli di Teodoro Cottrau
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