Maggio si’ tu appartiene a quella vasta schiera di canzoni napoletane che meriterebbero di essere rivalutate. Si è scritto che è una composizione dal carattere nostalgico in cui l’alternarsi delle stagioni evoca la ciclicità delle fasi amorose. La verità è che, nonostante risalga al lontano 1913, i versi conservano intatta la loro forza immaginifica. Dal canto suo, la melodia si conferma elegante nella sua leggerezza. Maggio si’ tu rappresenta una delle migliori espressioni del repertorio di E.A. Mario, che ne firmò il testo e la musica.

LA CURIOSA NASCITA DI MAGGIO SI’ TU

Maggio si’ tu nacque su input dell’editore Ferdinando Bideri, con una genesi curiosa. A raccontarla fu lo stesso autore sulla Piedigrotta Mario 1950, in un articolo che riportiamo integralmente.

Anche Maggio si’ tu ebbe il suo committente: l’editore Bideri, il quale nel 1911 era stato abbandonato dai più noti. autori, passati in blocco agli stipendi d’una società editrice tedesca (la Polyphon n.d.r.) e al neo-scritturato, da lui deputato a colmar da solo il gran vuoto, disse:- Debbo pubblicare il numero di Pasqua della Tavola rotonda, e mi occorre la rituale canzone di primavera. Accettai l’incarico a malincuore, anche perché ero in procinto di partire per Milano: tuttavia. buttai giù i primi versi, li musicai alla lesta, e consegnai ogni cosa promettendo di completare il testo nei giorni successivi. Quando il giornale era già sotto i torchi, telegrammi e lettere, solleciti e raccomandazioni, preghiere e minacce, e il testo arrivò a Napoli a tozzi e bocconi: una seconda strofe da Milano, una terza da Firenze, e le bozze furono corrette a Roma. A Napoli ritornai, insomma, quando il numero pasquale già era in vendita.”

IL RIMPROVERO DI ELVIRA DONNARUMMA

L’articolo di E.A. Mario prosegue così: “Ed ecco ancora una lettera di sollecitazione: un invito perentorio di Sua Maestà Elvira Donnarumma, che invitava il suddito a presentarsi alla sua reggia di Via Flavio Gioia: due stanzette, l’una con un largo letto maritale e due bauli pei continui viaggi, l’altra con un pianoforte e una tavola da pranzo.
–   Voi pubblicate dei capolavori senza farmeli sentire! – mi rimproverò la Diva accigliatissima.
Stavo per domandarle di quale capolavoro io fossi l’involontario autore, quando vidi, aperte sul leggio del suo pianoforte, le due pagine di Maggio si’ tu pubblicate dalla Tavola rotonda.
–  Fatemela sentire!
Comando e preghiera insieme: a quel tempo – oh, gran bontade de le artiste antique! – le dive autentiche aspettavano l’imbeccata dall’autore. E l’autore in questione aveva un certo flauto nell’ugola. E talvolta ella ne riecheggiava le inflessioni. Gliela imbeccai, quasi improvvisando, perché non ricordavo né un verso né una nota… E quello fu il suo capolavoro!
I capolavori, insomma, nascevano dal fatto che gli autentici artisti, prima di badare al contratto con l’impresario – e l’impresario non era mai l’autore – cercavano la canzone autentica”

Elvira Donnarumma fu, dunque,  la prima interprete di Maggio si tu. Nel corso del Novecento, poi, il brano entrò nel repertorio di Roberto Murolo e Sergio Bruni nonché di Angela Luce e Giulietta Sacco. Di recente, Alessio Arena ne ha realizzato un’apprezzabile versione.

E A MARIO
Elvira Donnarumma

TESTO

Maggio, si’ tu
ca st’aria doce vaje prufumanno.
Quanta canzone faje cantá a doje voce,
quanta suspire io manno.

Mme faje murmuliá
tutt’ ‘e ccanzone amate
pecché tu viene e dice:
“‘E ‘nnammurate
hann’ ‘a cantá”.

Hann’ ‘a cantá,
ca pure Ammore
passa e nun more.
E chi ha vuluto bene,
se sente, dint’ ‘e vvéne,
cchiù ardente ‘a giuventù.
Maggio, si’ tu.

Maggio, si’ tu
ca mme truvaste cu ‘o core ‘e gelo.
Ma quanta rose attuorno mme purtaste,
e quanta stelle ‘ncielo.

Turnaje a suspirá
pe’ chi fuje tanta ‘ngrata.
“Ah” lle dicette “t’aggio
sempe amata
e pure mo”.

E pure mo,
tutt’è turnato
comm’è passato.
Sento ch’ ‘a voglio bene.
Tu ffuoco dint’ ‘e vvéne,
è fuoco ‘e giuventù.
Maggio, si’ tu.

Maggio, e pe’ te
mme stó’ facenno cchiù mateniero.
Rose e viole a ll’alba stó’ cuglienno
comm’a nu ciardeniere.

Tu mme faje suspirá
‘mmiez’ê ciardine ‘nfiore.
“Si tuttecosa torna,
pure Ammore ha da turná”.

Ha da turná.
Ll’aggiu chiammato,
ll’aggio aspettato.
E mo ch’ ‘a voglio bene,
mme sento, dint’ ‘e vvéne,
cchiù ardente ‘a giuventù.
Maggio, si’ tu.

Versi e musica di E.A. Mario
Edizioni Gennarelli Bideri Editori s.r.l.

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