PAROLE

10 parole incomprensibili della canzone napoletana

Singoli vocaboli ma anche interi versi: spesso la canzone napoletana è fatta di parole diventate incomprensibili. Sono termini o frasi che non usa più nessuno e di cui ignoriamo completamente il senso. Eppure, proprio grazie alle canzoni, ci tornano periodicamente all’orecchio. Il loro suono ci è familiare e la sensazione è quella di conoscerle da sempre. Ogni volta che sentiamo una di queste parole, però, il pensiero è sempre lo stesso: chissà che significa?

  1. ‘E VERRIZZE E ALTRE PAROLE INCOMPRENSIBILI DELLA RUMBA DEGLI SCUGNIZZI

La rumba degli scugnizzi è una canzone che, come Lo guarracino, fa storia a sé. È la natura descrittiva, per non dire enciclopedica, del testo a conferirgli una rilevante valenza linguistica e storica. Volendo limitarsi alla semplice “segnalazione” di termini familiari ma dal significato poco chiaro, c’è solo l’imbarazzo della scelta. In ordine sparso: pruove gusto e te ce avvizze, cioè ti abitui oppure comme a tante pire nizze, leggi pere mature. E poi Cicchignacco ‘int’ ‘a butteglia, oggetto contenuto dentro una bottiglietta d’acqua che veniva mosso a piacimento.
Su tutte, però, la parola verrizze. Al singolare è verrizzo e significa capriccio, desiderio

  1. IL PARULANO DI TAMMURRIATA NERA CHE PASTINA IL GRANO

Addò pastìne ‘o ggrano, ‘o ggrano cresce, riesce o nun riesce, sempe è grano chello ch’esce. Quante volte abbiamo sentito e cantato questi versi? Decine, forse centinaia di volte. Già, ma pastine ci è rimasto sempre un termine ignoto. La chiave di volta è il parulano, l’ortolano, che invita a ragionare. Se fosse stato fiorentino, avrebbe detto: “dove semino il grano, il grano cresce”. Perché con pastenà si intendeva piantare, coltivare.

  1. LA CRASTULA DI ‘A CASCIAFORTE

Anche il testo di ‘A casciaforte abbonda di frasi e vocaboli ormai in disuso e, quindi, poco comprensibili. Si parte con nu cierro ‘e capille, dove cierro significa ciocca. Si prosegue con la frase io ‘ngotto e zitto senza sferrà ovvero ingoio e sto zitto senza rispondere. E si arriva alla celebre crastula ‘e specchio. Crastula o crastola cioè coccio, frammento

  1. ‘A FRANGESA ERA ‘NA CHIAPP’ ‘E ‘MPESA

Mario Costa compose ‘A frangesa su commissione della casa editrice Ricordi. In realtà, lui era un raffinatissimo compositore che aveva già dato prova del suo talento musicando Era de Maggio. Per l’occasione, si improvvisò anche paroliere mettendo in bocca alla sciantosa parigina la frase i’ so’ ‘na chiapp’ ‘e ‘mpesa, ve l’aggi’ ‘a dì!
Letteralmente chiapp’ ‘e ‘mpesa significava cappio dell’impiccata, scherzosamente si intendeva una che avrebbe meritato la forca. In pratica, una molto, ma molto smaliziata.

  1. IL CHIAFEO DI CANNETELLA

Cannetella è un piccolo tesoro di termini antichi, cioè incomprensibili, e non potrebbe essere altrimenti visto che risale al 1700. Già leggendo il titolo saremmo indotti a pensare ad una “piccola canna”, in realtà è il diminutivo di Candida. Bastano i primi versi, poi, per imbattersi in parole come schefienzia, che sta per scemo, o zimeo, che sta per sciocco.
A nostro parere, però, il termine più incomprensibile è chiafeo. Il suo significato? Allocco.

  1. ‘A SUNNAMBULA SOPRA ALL’ASTECO

Il testo di ‘A sunnambula non ha alcun segreto per chi, questa canzone, l’ha ascoltata da giovane. Magari nella versione di Aurelio Fierro, che ne fu primo interprete nel 1957, o in quella successiva di Renato Carosone. L’intoppo linguistico vale per il pubblico più giovane e prende la forma dell’asteco, dove Carmela si reca ogni sera. In verità, lei non si allontana da casa, sale semplicemente sul terrazzo lastricato. L’asteco, appunto.

  1. LO SCIARABALLO DI ZAPPATORE

Sciaraballo è un’altra di quelle parole chi ci sono molto familiari, un’evidente eredità della popolarità di Zappatore. Il suo significato è facilmente intuibile dall’azione che compie il padre addolorato (e alquanto incazzato) quando arriva alla festa. Insomma, è un modesto mezzo di trasporto. Vocabolario napoletano alla mano, un carro dotato di due sedili che si fronteggiano sul lato lungo.

  1. IL LETTO SCONCECATO DI PINO DANIELE

Le canzoni di Pino Daniele vanno diritte al cuore senza lasciare molti dubbi lessicali. Il suo napoletano è ancora molto contemporaneo per generare problemi di significato. Certo, espressioni come notte ‘e chi fa ‘e cartune iniziano a sentire il peso degli anni, ma sono rarità. Pochissimi i termini poco comprensibili, tra questi sconcecato presente nel testo di Appocundria, citato anche dalla Treccani. Significa mettere a soqquadro, gualcire.
Appocundria me scoppia / ogne minuto ‘mpietto /pecchè passanno forte / haje sconcecato ‘o lietto /appocundria ‘e chi è sazio / e dice ca è diuno /appocundria ‘e nisciuno…
P.S. Superfluo (ma ancora per pochi anni) ricordare che appocundria sta per ipocondria

  1. ‘O ZALLO DI BAMMENELLA

Ancora Raffaele Viviani, ancora uno spaccato del proletariato napoletano di inizio ‘900 e del suo linguaggio crudo e gergale. Ascoltare Bammenella vuol dire imbattersi in termini comuni, ma dal significato traslato. Viene, ad esempio, citata un’ambulanza ma si intende la macchina della polizia. Idem per il dottore che si è allummato alias innammorato. Ma è zallo la parola veramente oscura: è riferita ad un brigadiere. Agli occhi di Bammenella, e del suo antico mestiere, è un cafone nel senso di sciocco.

  1. A MARZO STRACQUA

Marzo: nu poco chiove e n’atu ppoco stracqua; torna a chiovere, schiove: ride ‘o sole  cu ll’acquaCatarì è senza dubbio una delle più belle poesie di Salvatore di Giacomo, nota anche come Marzo. Mario Costa la mise in musica senza toccare nemmeno una virgola del testo. Non ce n’era davvero bisogno. L’orecchio moderno ne apprezza ancora il suo valore, con un solo dubbio: cosa significa stracqua? Semplice, significa spiovere.

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11 Commenti. Nuovo commento

  • Carmine Sgambati
    9 Febbraio 2019 3:37

    Solo le parole di Cannetella mi erano ignote, ringrazio per questo. Le altre le conosco e le uso ancora.

    Rispondi
  • significato di “te ciancéa cu ciento mosse”
    da scapricciatiello
    Posso immaginare il significato ma non ho trovato il verbo neppure nel vocabolario napoletano/italiano

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  • sciosciammocca: sdo che è un personaggio del teatro napoletano ma vorrei saperne qualcosa di più.
    Grazie

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    • Antonio De Guglielmo
      4 Ottobre 2019 9:11

      “Sciosciammocca” in lingua napoletana sta ad indicare colui che sta a bocca aperta; letteralmente scioscia vuol dire soffia e ‘mmocca equivale a in bocca: quindi respira a bocca aperta. Si tratta quindi di una persona che si meraviglia di tutto, credulona, di una ingenuità che arriva alla stupidità (Wikipedia)

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  • Bellissimo riscoprire antichi significati della mia meravigliosa patria…. NAPOLI

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  • Pippo butera
    11 Giugno 2022 15:49

    Infiniti ringraziamenti , per il lavoro svolto e messo a disposizione .

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  • Permettimi un dubbio su “Stracqua”: in “MMiez”o ggrano” ha significato di: “stanco”, correggimi se sbaglio!

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  • Stracqua non credo che abbia il significato di stanco; questo è dato da stracc, parola che esiste anche in altri dialetti,ad es. Il lumbard.

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