Il debutto al Festival di Napoli del 1957 lasciò subito capire che la storia di Lazzarella sarebbe stata segnata dal successo. Interpretata da Aurelio Fierro, la canzone si classificò al secondo posto ma, in fatto di popolarità, surclassò la vincitrice Malinconico autunno.
Lo conferma un singolare record, raramente replicato: nella classifica dei 45 giri più venduti di quell’anno il brano è presente ben tre volte. Nella hit parade compare la versione dello stesso Fierro, al quinto posto; quella di Renato Carosone. in quindicesima posizione e quella di Domenico Modugno, autore del brano insieme a Riccardo Pazzaglia, alla ventesima.
Il successo di Lazzarella superò anche i confini italiani, trovando nella versione di Dalida una delle migliori espressioni straniere. Curiosamente e come poche altre, nel corso degli anni la canzone ha suscitato un notevole interesse in Scandinavia, dove è entrata nel repertorio delle svedesi Thory Bernhards e Ingert Hoffman e dei finlandesi Laila Kinnunen, Milan Mišić, Arja Koriseva, Karoliina Lehtinen, Jatta, Raija Ruuska. Reijo Taipale e Olavi Virta. Un elenco record, quello degli interpreti finnici.
Alla popolarità di Lazzarella contribuì anche l’omonimo film di Carlo Ludovico Bragaglia (1957) con Alessandra Panaro, Luigi De Filippo e Tina Pica. Nella pellicola è Domenico Modugno ad eseguirla, in una scena che compendia il suo talento di cantante e di attore.
LAZZARELLA E LA FRASE CENSURATA
Lazzarella deve molto della sua popolarità ad una melodia orecchiabile e all’atmosfera di spensieratezza giovanile che pervade il testo. A ben vedere, però, la storia della giovane studentessa di piazza del Gesù ha un risvolto malinconico. La scoperta del rossetto e delle sigarette, gli arrossamenti per i complimenti ricevuti durante le passeggiate e gli sberleffi al corteggiatore che ogni giorno si presenta sotto scuola evolvono dapprima in lacrime e poi in un matrimonio inatteso. Un finale poco allegro e poco chiaro.
In realtà, nella prima stesura dei versi Pazzaglia aveva inserito la frase Lazzarella mo si già mamma, facendo capire che le nozze erano conseguenza di una maternità inattesa.
Un riferimento esplicito ad un rapporto prematrimoniale, argomento tabù per la morale conservatrice di quegli anni e anche per la giuria del Festival di Napoli, che impose una modifica. A quel punto, la frase incriminata scomparve, sostituita con la più innocua Lazzarella, pierd’ ‘o tiempo appriesso a me e l’elenco delle canzoni napoletane censurate si allungò.