Je so’ pazzo è una delle canzoni che meglio rappresenta l’idea di contaminazione alla base del sound di Pino Daniele. Da un lato, il riferimento musicale alla matrice rock blues; dall’altro, il riferimento testuale alla realtà di Napoli. Il brano fu pubblicato  nel maggio del 1979 come lato B del 45 giri di Putesse essere allero. Ottenne subito una notevole popolarità, complice anche il suo lancio al Festivalbar. Insieme a Terra mia e Napule è , può considerarsi uno dei brani-simbolo del repertorio del Mascalzone Latino.

Nel suo libro Nero a metà (Rizzoli) Marcella Russano mette Je so pazzo in relazione con l’ultimo discorso di Masaniello. È da lì che Pino Daniele avrebbe preso spunto per tratteggiare la figura del protagonista del brano.  Un “pazzo” che, in quanto non perseguibile dalla legge, è libero di protestare senza la necessità di essere politicamente corretto. E che perciò può permettersi di gridare provocatoriamente: “Nun ce scassate ‘o cazzo”. Tra le diverse versioni di questo brano da segnalare quella che Pino Daniele incise con Mario Biondi. 

TESTO DI JE SO’ PAZZO

Je so’ pazzzo, je so’ pazz.
E vogl’essere chi vogl’io
ascite fora d’a casa mia.

Je so’ pazzo (2)
E ci ho il popolo che mi aspetta
e scusate vado di fretta.

Non mi date sempre ragione,
io lo so che sono un errore.
Nella vita voglio vivere
almeno un giorno da leone

E lo Stato questa volta
non mi deve condannare
pecchè so’ pazzo
Je so’ pazzo!
Ed oggi voglio parlare.

Je so’ pazzzo (2)
Si se ‘ntosta ‘a nervatura
Metto a tutti ‘nfaccia o muro

Je so’ pazzo, (2)
E chi dice che Masaniello
poi negro non sia più bello?

E non sono menomato,
sono pure diplomato
e la faccia nera l’ho dipinta
per essere notato.

Masaniello è crisciuto.
Masaniello è turnato.
Je so’ pazzz
Je so’ pzzo!
…nun nce scassate ‘o cazzo!

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