Canzoni sulla pizza

Canzoni sulla pizza, le famose e quelle poco conosciute

Canzoni sulla pizza? Ce ne sono più di quanto si possa immaginare. Parliamo, come ovvio, di canzoni e pizze rigorosamente napoletane. Alcune sono molto famose, la maggior parte poco note. Quasi tutte allegre, spesso maliziose, in certi casi sfacciatamente pubblicitarie. Eppure, non mancano canzoni dal tono drammatico o con riferimenti sociali, se non addirittura politici.

CANZONI SULLA PIZZA, LA PIÙ ANTICA

La più antica delle canzoni sulla pizza risale al XV secolo e si intitola Famme la pizza. Si tratta di un sonetto anonimo dedicato ad una certa Cecca, che cantava affacciata alla finestra. ”O bella,bella de le maiorane famme la pizza quanno fai lo pane!” E più avanti: “Non me la fare troppo tostarella, c’aggio li diente comme a becchiarella”. Nel 1600 il testo fu inserito nel canzoniere La torba a taccone di Filippo Sgruttendio, ma circolava da tempo immemore. Da almeno due secoli aveva introdotto una connessione che ricorrerà spesso. Quello tra la pizza e la donna.

Canzoni sulla pizza
Pizzaiolo al porto, fine ‘800

CANZONI SULLA PIZZA, LA PIÙ FAMOSA

La più famosa delle canzoni sulla pizza è senza dubbio ‘A pizza. Il suo successo è legato ad Aurelio Fierro, che la presentò al Festival di Napoli del 1966. La cosa curiosa è la componente lombarda della canzone. Il testo fu scritto Alberto Testa, figlio di padre bergamasco e milanese d’adozione. Oltre che da Mister Simpatia, poi, il brano fu presentato da Giorgio Gaber, pure lui meneghino. In pratica, con questo brano la pizza diventò patrimonio nazionale anche musicalmente…

 

DOMENICO MODUGNO E ‘A PIZZA C’ ‘A PUMMAROLA

‘A pizza c’ ‘a pummarola è un’altra canzone che ha raggiunto una grande notorietà. Grazie soprattutto a Domenico Modugno, che la interpretò nel film Lazzarella nel 1957. La particolarità di questo brano sta proprio nella sua versione cinematografica: una celebrazione dell’arte manuale dei pizzaioli napoletani.

 

PINO DANIELE E TULLIO DE PISCOPO

Quello di Pino Daniele è uno dei nomi più sorprendenti legati alle canzoni sulla pizza. La sua Fatte ‘na pizza non è celebrativa o, peggio ancora, oleografica. Come già fatto con ‘Na tazzulella ‘e cafè, il cantautore usò un simbolo della napoletanità per lanciare messaggi precisi. E tutt’altro che leggeri. “Fatte ‘na pizza lievete ‘o sfizio. Mafia che brutta bestia e c’hai ragione. Noi non vogliamo questa tradizione”.

 

 

Tutt’altra storia, invece, per un altro esponente del Neapolitan Power: Tullio De Piscopo. La sua Pummarola blues è edonismo puro, niente altro che un invito a perdersi nei sapori della pizza. Mozzarella e pomodoro per ‘na passione ardente con il cornicione, da mangiare con le mani. A proposito, quella di Tullio De Piscopo è la classica pizza margherita.

 

SALVATORE DI GIACOMO E ALTRI AUTORI DELL’EPOCA D’ORO

Lo sterminato elenco di canzoni sulla pizza annovera un buon numero di autori illustri. Anche il grande Salvatore di Giacomo ne cantò la prelibatezza, attribuendole addirittura proprietà terapeutiche. La canzone si intitola ‘A pizzaria ‘e don Saveratore. Nelle ultime strofe si legge: “Nun è overo c’ ‘a pizza fa male. Nun è overo c’ abboffe ‘o burelle: ccà s’ ‘a manna a fa Cardarelle, e pe cura ‘e malate a vo dà”.

A pizzaria e don Saveratore
Spartito di ‘A pizzaria ‘e don Saveratore

PIZZAIUOLI VECCHI E NUOVI

Alla pizza sono legati altri due nomi che hanno fatto la storia della canzone napoletana: Giovanni Capurro e Salvatore Gambardella. Nel 1896 composero ‘O pizzaiuolo nuovo, anche loro magnificando l’abilità di un pizzaiolo. Nella canzone non citarono il suo nome, in compenso inserirono precise indicazioni per rintracciare la sua pizzeria. “’O principio d’ ‘o Cavone, addò steva ‘o pastaiuolo. Llà sta ‘o capo pizzaiuolo, nun putite mai sbaglià”. Ne faceva di diversi tipi (anche con i funghi e i cecinielli) e per soli otto soldi.

O pizzaiuolo nuovo
Spartito di ‘O pizzaiuolo nuovo

 

Sempre nel 1896 fu anche pubblicata ‘O pizzaiuolo viecchio, una canzone a dispetto di Peppino Bozzoni e Gaetano Scognamiglio. A dispetto perché voleva essere una presa in giro del brano di Capurro e Gambardella. Il testo, infatti, lo fa capire bene. “Viene a ccà ca te cunzuole, lassa ‘o fummo e piglia arrusto, ‘nfaccia ‘o viecchio pizzaiuolo nun ce sta chi ‘o pò passà!!!”. Fumo uguale nuovo pizzaiolo, sostanza uguale vecchio pizzaiolo. Chiaro il senso dispettoso, no?

LE PIZZE DI E.A. MARIO

Anche E.A. Mario si fece ispirare dalla pizza, e per ben due volte. La prima nel 1947, quando musicò ‘A canzona d’ ‘a pizza di Giuseppe Garofalo. La seconda nel 1948, quando scrisse sia il testo che la melodia di ‘A pizza c’ ‘o segreto. Il segreto era quello custodito dal commendatore Alfredo Attolini e la pizza quella del ristorante D’Angelo al Vomero. In parole povere, si trattava di un’altra canzone dal sapore di uno spot pubblicitario.

IL PIZZAIOLO DI VIVIANI, POVERO TRA I POVERI

Raffale Viviani è un altro dei grandi nomi presente nell’elenco delle canzoni sulla pizza. E la sua ‘O pizzaiuolo rispecchia il realismo popolare e drammatico del suo stile. La storia è quella di un pizzaiolo che gira per i vicoli con il ruoto delle pizze in testa. Cerca di venderle ma ottiene solo il diniego dei passanti.

Sono persone, povere come lui, che sotto sotto gli rinfacciano una colpa. Quella di fargli sentire l’odore di una pizza che non si possono permettere. Davvero interessanti, poi, i versi che spiegano come la guerra abbia provocato il decadimento della qualità della pizza napoletana. La canzone fu composta nel 1918…

 

LEVATE ‘A CAMMESELLA E MANGIATE ‘A PIZZA

C’è un indizio che porta Levate ‘a cammesella in una pizzeria… Quest’indizio è l’estro di Luigi Stellato, autore della canzone resa celebre da Totò ma anche di Lo pizzajuolo de palazzo. Il brano fu composto intorno al 1890 con musica di Francesco Finamore. Il testo è di un certo interesse perché aiuta a ricostruire il menu di una pizzeria dell’epoca. La canzone parla di pizze con ll’uoglio e co ll’aglio; col fungo; co lo pesce; col cacio e la ‘nzogna. E poi anche caso e ova. Roba da pizzeria gourmet, insomma.

LE DONNE E LE PIZZE

Ci sono anche le donne in un contesto canoro così densamente maschile. Sono almeno due le canzoni al femminile che meritano di essere ricordate: A pizzaiola nnammurata e Sophia. Della prima esiste una solare interpretazione di Antonio Basurto. Il brano inizia con un sincopato “Tà tà tà, ogni mattina vatt’ ‘a pasta ‘a pizzaiola. Cu ‘e manelle jache e fine, e chi ‘a gurda se cunzola”. Il testo continua con coerenza: la pizza è una donna bella. Addirittura, uno studente “s’ ‘a vò magnà”.

La seconda si muove sulla stessa falsariga, ma stavolta l’oggetto del desiderio è chiarissimo. “Mi chiamo Pasqualino Lasottana, e sono innamorato di Sophia, la bella pizzaiola puteolana”. E poi: “Ah Sophia Sophia, io me sento d’ascì pazzo quando penso alle tue pizze più non posso riposar”. Un testo evidentemente ispirato alla mitica scena delle pizze fritte, quella interpretata da Sophia Loren nel film L’oro di Napoli. La canzone fu pubblicata nella Piedigrotta Bideri 1955

Sophia canzone pizza
Spartito di Sophia

 

IL PIÙ COMPLETO ELENCO DI CANZONI SULLA PIZZA

L’elenco più completo delle canzoni sulla pizza è contenuto nel libro ‘A pizza scritto da Tommaso Esposito, edizioni L’arcael’arco. Un testo molto interessante, giustamente presentato come viaggio nella canzone napoletana. È ricco di curiosità e approfondimenti storici, frutto di un lavoro di ricerca molto approfondito. Leggendolo si scoprono tante cose. Per esempio, che uno degli autori di brani dedicati alla pizza è Silvio Berlusconi

 

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